Economia
Urso al lavoro per frenare regole green deal su automotive
Quella di convincere la Ue a ritardare il divieto sulla vendita di motori endotermici in Europa, entro il 2035, sta diventando una sorta di battaglia campale per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il ministro mira chiaramente a difendere un settore in grande crisi, come quello dell’automotive europeo, che non può assolutamente far fronte agli enormi investimenti richiesti per arrivare ad una produzione totalmente elettrica in tempi cosi rapidi.. L’obiettivo, in linea con le priorità politiche della nuova Commissione von der Leyen approvata ieri dall’Euro camera a Strasburgo, è quello di rilanciare la competitività dell’Ue coniugando la sostenibilità ambientale con quella industriale, nel solco del nuovo “Patto verde industriale” annunciato dalla presidente dell’esecutivo comunitario.
Al Consiglio Competitività (Compet) di ieri, il titolare del Mimit, ha presentato ai Ventisette un documento informale redatto insieme all omologo ceco, in cui si chiede tra le altre cose di anticipare l’attivazione della clausola di revisione del regolamento europeo sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri, attualmente prevista per il 2026, al primo semestre del 2025.
Questo dovrebbe permettere alle imprese di adeguarsi più efficacemente alle nuove norme europee per evitare sanzioni salate (nell’ordine dei 15-17 miliardi di euro già nel 2025, secondo le stime di Urso) e per ridare slancio alla produzione industriale nel Vecchio continente, condizione essenziale per riguadagnare la competitività perduta sul mercato globale.
Il non-paper era stato anticipato ampiamente negli ultimi mesi e finora è stato sottoscritto anche da Austria, Bulgaria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia. “Siamo particolarmente soddisfatti dell’ampia convergenza di posizioni espressa. Una proposta che, di fatto, si colloca oggi al centro dell’agenda della Commissione Europea. Come sottolineato oggi dalla vicepresidente Margrethe Vestager, la presidente Ursula von der Leyen ha confermato il suo impegno diretto su questo dossier. Questo rafforza l’importanza strategica del tema, cruciale per l’industria e l’occupazione in Europa, e ci rassicura sul fatto che sarà una delle priorità chiave nei primi 100 giorni della nuova Commissione.” ha detto ai giornalisti il ministro. Il documento avrebbe già ricevuto la informale adesione di altri sette paesi: Estonia, Cipro, Croazia. Slovenia, Belgio, Lituania e Grecia. Contrari invece rimangono Svezia, Danimarca, Spagna ed Irlanda. Mentre propensi a rivedere la scadenza e a trovare soluzioni alternativi, sembrerebbero essere anche Germania e Francia.
Anzitutto, i Paesi firmatari mirano a riesaminare le modalità tramite cui andrà tradotto in realtà lo stop ai motori a combustione interna che scatterà nel 2035: obiettivi e scadenze non sono messi in discussione, fanno sapere dal Mimit, ma per rispettarli è necessaria una revisione tempestiva del regolamento che, secondo Urso, non può aspettare il 2026 come inizialmente previsto per i veicoli leggeri e il 2027 per quelli pesanti.
Si tratta, secondo Urso, di “coniugare la sostenibilità industriale e sociale con la sostenibilità ambientale” e di mettere in campo “risorse significative a sostegno delle imprese” e delle famiglie europee attraverso un “Piano Automotive” promosso da Bruxelles. Quella della competitività è “la sfida delle sfide per l’Europa” secondo il responsabile del Mimit: “Il ritardo con gli altri continenti si accumula ogni giorno di più e dobbiamo decidere con realismo”, ha detto, e soprattutto bisogna decidere in fretta.
L’obiettivo finale è quello dell’autonomia strategica dell’Ue nel campo delle tecnologie green, a partire dall’approvvigionamento delle materie prime critiche per la produzione delle batterie elettriche e dal consolidamento della filiera industriale del Vecchio continente. E per arrivare a ciò, secondo Urso e il governo italiano sarebbe necessario rivedere il percorso che arriverà allo stop alle endotermiche, rinviando l’introduzione nel 2025 di nuove e più stringenti regole sulle emissioni per le case automobilistiche e potenzialmente anche modificare la data del 2035. Il tutto nel segno della neutralità tecnologia, provando a spingere sul ruolo dei biocarburanti. Per il ministro, l’Europa sta correndo il rischio di passare dalla “subordinazione drammatica” ai combustibili fossili russi ad “una peggiore subordinazione tecnologica ad altri attori statuali” come la Cina (che detiene il monopolio globale della lavorazione delle materie prime critiche indispensabili alla transizione energetica).
L’idea, sposata da Urso, è quella di portare allo stesso tavolo produttori e legislatori “per trovare insieme delle soluzioni” in un momento in cui “l’industria attraversa una transizione profonda e dirompente”. La situazione negli Stati membri è preoccupante, ha sostenuto, “con l’annuncio ogni giorno di progetti che vengono sospesi o annullati sul percorso dell’elettrico”, con l’annullamento dei piani di costruzione delle gigafactory e con gli annunci di chiusure degli stabilimenti e di licenziamenti degli operai che si stanno moltiplicando negli ultimi mesi.
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