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Umiliazione europea: non ci sono più vettori missilistici funzionanti

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L’Europa ha dedicato allo scienziato Galileo Galilei l'”Ambizioso” progetto di una costellazione di satelliti geostazionari per la navigazione che sviluppi un sistma simile al GPS , ma più avanzato. Questo però richiede di lanciare un gran numero di satelliti in un’orbita alta, geostazionaria, e qui si sta mostrando l’incapacità della moderna, si fa per dire, tecnologia euroopea.

Perché l’Europa è profondamente decaduta anche in questo campo. “Si trova in una situazione paradossale mentre poco più di dieci anni fa dominava il mercato”, afferma Philippe Baptiste, presidente del Centro nazionale di studi spaziali (Cnes).” Non abbiamo fatto evolvere Ariane abbastanza velocemente, stiamo senza dubbio pagando una forma di arroganza di quell’epoca. Abbiamo temporaneamente perso la capacità di accedere allo spazio. » Perché la verità è che non ci sono più lanciatori europei.

Sono finiti i tempi in cui Ariane, Soyuz e Vega, commercializzate da Arianespace, decollavano dallo spazioporto europeo di Kourou tra le 5 e le 11 volte l’anno. Oggi non ci sono più lanciatori. Per inviare quattro satelliti Galileo, l’Europa si rivolgerà a un partner privato della Nasa, l’americana SpaceX, la società di Elon Musk. “Questo sviluppo oltre Atlantico è legato ad una volontà politica chiaramente dichiarata: le missioni della NASA sono state riorientate e l’agenzia ha dovuto sforzarsi di rilanciare l’industria nazionale “facendolo accadere” ad attori privati, ogni volta che è stato possibile, piuttosto piuttosto che farlo da sola”, spiega Michel Friedling, ex generale dell’Aeronautica Militare, primo capo dello Space Command e oggi cofondatore di LookUp Space.

Un problema di perdita di sovranità e di politica industriale

La situazione è umiliante per il Vecchio Continente e le sue politiche “Ambiziose”. per sviluppare un sistema GPS autonomo bisogna affidarsi al concorrente diretto, e questo è veramente molto umiliante.
​Una combinazione di fattori ciclici e strutturali ha portato a questa situazione. Fino a marzo 2022, Arianespace disponeva di tre lanciatori per mettere in orbita i satelliti: Ariane 5 nel segmento dei lanciatori pesanti, Soyuz-Fregat nel segmento dei lanciatori medi – “razzi rustici e robusti perfettamente adatti alla maggior parte delle necessità satellitari in orbita”, descrive Philippe Baptiste – e Vega per piccoli satelliti.

​Le ruote si sono bloccate quando, in risposta alle sanzioni dell’Unione contro la Russia, i tecnici russi hanno lasciato Kourou mentre erano previsti due lanci per i satelliti Galileo. La situazione si è fatta tesa quando, il 5 luglio 2023, l’Ariane 5 è decollata per l’ultima volta dalla Guyana, dopo 111 successi (rendimento del 98,4%), per uscire definitivamente dal servizio. >Doveva essere sostituito da Ariane 6, ma qualcosa è andato storto.

Ariane 6, la grande ritardataria

Il problema è che Ariane 6 è un progetto che ha quattro anni di ritardo: “Flessibile, è stato progettato per sostituire Ariane 5 e Soyuz”, riconosce Philippe Baptiste. Inoltre deve costare il 40% in meno rispetto ad Ariane 5, un vantaggio in un mercato più competitivo favorito dalla forte crescita del segmento dei piccoli satelliti in orbita bassa. Ambizioso…

Il primo volo dell’Ariane 6, concorrente del Falcon 9 di SpaceX, era previsto per il 21 luglio 2020, anniversario del primo passo dell’uomo sulla Luna. È stato rinviato al 2022, poi al 2023; non sarà operativa prima del 2024. «Stiamo pagando il prezzo della complessità del lanciatore e soprattutto della nostra organizzazione», spiega il presidente del Cnes. Fino ad Ariane 5, un programma statale gestito dallo Stato, il sistema ha funzionato nel complesso piuttosto bene. Con Ariane 6 abbiamo Stati che pilotano il programma e industriali che hanno certamente maggiori responsabilità, ma che sono molto vincolati dalle regole del ritorno geografico e che non sono i principali investitori nello sviluppo del programma; Questo non è salutare. »

Perché il ritardo, e quindi l’oggettivo fallimento operativo, di Ariane 6 è proprio legato al modello di sviluppo europeo: burocratico e che divide le comptenze in modo percentuale fra i vari stati, che abbiano o meno le competenze e le capacità. Quindi quello che il singolo stato nazionale riusciva a fare con efficienza, diventa faticoso e complesso a livello europeo. Se Ariane 6 fosse stato sviluppato dalla Francia sarebbe già in volo. 

​Tra i problemi, lo sviluppo del sistema di riempimento del serbatoio, mentre i test dei motori Vulcain 2.1 (stadio principale) e Vinci (stadio superiore), a Kourou e Lampoldshausen, in Germania, non stanno andando bene del previsto: il trasferimento della produzione del motore Ariane 6 in Germania, nell’ambito della condivisione dei compiti, non è in parte legato ai ritardi nello sviluppo del razzo? Non lo so, ma mi chiedo”, commenta Franck DeCloquement.

Anche Vega, il programma che un tempo era sviluppato solo da Avio e che era und erivato del missile militare Alfa degli anni settanta ha avuto problemi simili: Avio è stata costretta a “Europizzare” il proprio programma, ma nessuno è riuscito a fornire le componenti necessarie a un prezzo competitivo. Avio è stata costretta a rivolgersi in Ucraina alla Yuzhnoye che però non è stata, a sua volta, in grado di garantire la qualità necessaria per Vega C. Il lancio del 20 dicembre 2022 del vettore è fallito, distruggendo due satelliti, è stata necessaria la riprogettazione di un importante componente con la fornitura affidata a ArianeSpace e non ci saranno lanci sino al 2024. Se Avio avesse avuto come obiettivo, sin dall’inizio, l’efficienza del lanciatore, senza vincoli, avremmo già superato il problema, come non era presente con i lanciatori precedenti.

Quindi l’Europa, per lanciare i satelliti europei, deve utilizzare lanciatori americani. Un grande passo avanti, complimenti.

 


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