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Turchia: si mette il governatore della Banca Centrale, per minacce alla sua famiglia. Siamo al quinto cambio in cinque anni

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Il governatore della Banca Centrale della Turchia, Hafize Gaye Erkan, ha rassegnato le dimissioni venerdì scorso, adducendo la necessità di proteggere la sua famiglia nel contesto di un “attacco alla sua reputazione”, ed è stata prontamente sostituita da un vice che dovrebbe portare avanti la sua rigida politica monetaria.

Il Presidente Tayyip Erdogan – che aveva assunto Erkan otto mesi fa per abbandonare la politica monetaria super rilassata che si era convertitia in anni di bassi tassi d’interesse che alimentavano l’inflazione per passare a una politica più ortodossa – ha nominato il vice governatore Fatih Karahan al posto della dimissionaria, come ha dichiarato la Gazzetta Ufficiale all’inizio di sabato, due ore dopo le dimissioni a sorpresa.

Prima donna a guidare la banca centrale, Erkan era il quinto governatore in altrettanti anni. Erdogan ha licenziato gli ultimi quattro, erodendo l’indipendenza dell’istituto e alimentando i timori di disfunzioni. Prima i governatori erano licenziati perché troppo “Duri”, ora perché la loro durezza li rende impopolari. Comunque quello di governotre della Banca centrale turca è un lavoro a termine.

Nella tarda serata di venerdì, però, i capi di gabinetto hanno subito dichiarato che il programma economico proseguirà anche dopo la partenza di Erkan.

Karahan, ex economista della Federal Reserve Bank di New York, è stato nominato vice a luglio ed è considerato un successore capace che ha svolto un ruolo importante nell’organizzazione della stretta monetaria. Erkan, ex dirigente di una banca statunitense, ha iniziato ad alzare i tassi quando è stata nominata a giugno, dando il via a una svolta di 180 gradi rispetto ad anni di tassi bassi sotto Erdogan che avevano fatto impennare l’inflazione e fuggire gli investitori stranieri.

Da allora la banca centrale ha aumentato il tasso di riferimento al 45% dall’8,5%. La scorsa settimana, dopo un altro aumento di 250 punti base, ha dichiarato di aver inasprito abbastanza da raggiungere la disinflazione, segnalando un arresto. Erkan ha dichiarato che “il nostro programma economico ha iniziato a dare i suoi frutti”, citando l’aumento delle riserve estere e le aspettative che l’inflazione inizierà a raffreddarsi verso la metà dell’anno “come prova di questo successo”.

Gli interessi applicati dalla Banca centrale hanno mostrato un andamento veramente impressionante

Però la lotta ll’inflazione, dopo alcuni successi, sembra aver perso efficiacia, indice che i problemi sono di carattere reale, più che monetario

I tassi reali sono tornati fortemente negativi, dando una spinta fortissima al carry trade: alla fine basta cambiare le Lire turche in Euro per avere un guadagno, anche molto consistente, e questo ha portato a una forte svalutazione della valuta turca

La crescita economica turca è stata toccata dai tassi, ma non troppo, visto che poi, alla fine , non si è rivelata particolarmente efficace:

Alla fine la politica mentaria di Erkan,dasola,sembra essere stata impopolare oltre che non più efficace, e questo può spiegare le improvvise dimissioni. Vedremo se la persistenza dei tassi oltre il 40% riuscirà a rimettere l’inflazione sotto controllo senza ammazzare la cresctia, ma questo dipenderà anche dalla situazione internazionale, estremamente complessa nel Mediterraneo orientale.


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