Analisi e studi
L’Italia inciampa sul surplus commerciale: il Dollaro debole batte i dazi
Il surplus commerciale italiano scende a 2,48 miliardi ad aprile 2025, deludendo le attese. Colpa del dollaro debole, che rallenta l’export mentre le importazioni crescono. Scopri come la svalutazione USA batte i dazi!

L’Italia ha chiuso aprile 2025 con un surplus commerciale di 2,482 miliardi di euro, un risultato che fa storcere il naso agli analisti, ben al di sotto delle attese di 2,75 miliardi e in netto calo rispetto ai 4,829 miliardi dello stesso mese nel 2024.
È il surplus più basso da quando, a gennaio 2025, il Belpaese aveva registrato un raro deficit commerciale. Ma cosa c’è dietro questo scivolone? La risposta potrebbe arrivare da oltreoceano, dove un dollaro debole sta facendo più danni dei tanto temuti dazi di Trump.
Le importazioni italiane sono cresciute del 5,4% su base annua, raggiungendo 50,426 miliardi di euro. A trainare l’aumento sono stati i prodotti farmaceutici, chimici e botanici (+76,9%) e l’energia (+25,5%), con un boom di acquisti dai paesi extra-UE (+11,5%) rispetto a quelli UE (+0,8%). Energia, ma anche consumi discreti, anno alimentato l’import, nonostante tutto, ma c’è anche nal netta sensazione che i paesi colpiti dai dazi stiano cambiando obiettivo per le loro esportazioni.
L’export, invece, ha arrancato con un timido +0,4%, fermandosi a 52,908 miliardi. Le vendite verso i mercati UE sono cresciute del 2,1%, ma quelle extra-UE sono scese dell’1,4%. Anche qui, i settori farmaceutico (+30,1%) e metallurgico (+5,5%) hanno dato una spinta, ma non abbastanza. Quindi siamo ancora competitivi in Europa, ma dopo marzo le attese dei dazi USA si sono fatti sentire. Ecco il grafico sul surplus commerciale italiano:
E qui entra in gioco il dollaro. Il biglietto verde, dopo essere crollato ai minimi da tre anni, ha ripreso quota sopra 98,2, spinto dalle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, con Israele che ha colpito il programma nucleare iraniano. Ma la sua debolezza recente, alimentata dalle incertezze sulle politiche commerciali di Trump e da dati inflazionistici USA deludenti, ha penalizzato l’export italiano oltreoceano, oltre che creare una maggiore concorrrenza per le nostre aziende sui mercati mondiali. . Del resto basta vedere l’andamento del Dollar Index, l’indice del dollaro verso un paniere di valute:
Gli Stati Uniti, mercato chiave per i nostri prodotti, avevano visto un boom di acquisti a marzo, con gli importatori che si affrettavano ad anticipare i paventati dazi di aprile. Ma i dazi, alla fine, non sono arrivati, e il dollaro svalutato ha fatto il resto, rendendo i prodotti italiani più cari e meno competitivi.
L’Italia, legata all’euro – un “super marco” che non possiamo svalutare – si trova a subire. La pausa nell’export era prevedibile, ma la svalutazione del dollaro si sta rivelando un’arma più affilata di qualsiasi tariffa. E mentre aspettiamo i dati sul sentiment dei consumatori USA, che potrebbero chiarire l’impatto delle politiche di Trump, una cosa è certa: in un mondo di valute ballerine, l’Italia tace e patisce.
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