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SVENTATO TENTATIVO DI ASSASSINIO DEL PRESIDENTE ARMENO PASHINYAN

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Funzionari della sicurezza armena hanno annunciato di aver sventato un attivo tentativo di assassinio del primo ministro Nikol Pashinyan organizzato da un gruppo di suoi oppositori politici in mezzo all’indignazione diffusa nei confronti dell’accettazione armena di un cessate il fuoco con l’Azerbaigian, salutato da Baku come una “capitolazione” di Yerevan e di ammissione di sconfitta nel Nagorno Karabakh.

Il servizio di sicurezza nazionale armeno (NSS) ha rivelato in una dichiarazione che “uno degli oppositori politici contrari al governo ha conservato un gran numero di armi, munizioni ed esplosivi e ha raggiunto un accordo con i leader delle parti che operano in Armenia e Karabakh per pianificare prendere il potere e uccidere il primo ministro “.

“Leader di partito, politici antigovernativi con i propri sostenitori ed ex alti funzionari si stavano preparando a tentare di assassinare uno statista e usurpare il potere”, afferma il comunicato. Sono attualmente agli arresti Artur Vanetsyan, ex capo delle forze di sicurezza NSS,  Vahram Baghdasaryan, ex leder del Partito Repubblicano e  Ashot Minasyan, un volontario della guerra in Nagorno Karabakh.

All’inizio della scorsa settimana manifestanti infuriati avevano preso d’assalto il parlamento armeno a Yerevan, dopo che lunedì sera Pashinyan aveva firmato un accordo mediato dalla Russia con Azerbaigian e Russia per l’immediata cessazione delle ostilità in Karabakh. Questo in un momento in cui l’esercito dell’Azerbaigian aveva ottenuto vantaggi innegabili e l’esercito armeno si trovava sull’orlo di una sconfitta catastrofica. Purtroppo il presidente armeno non era stato in grado di preparare il proprio popolo ad una eventuale sconfitta, per cui da giovedì si sono susseguite manifestazioni anche violente nel paese. Del resto l’esercito di Yerevan era allo stremo e non in grado di resistere all’avanzata congiunta turco-azera.

Il cessate il fuoco ha portato ad una riduzione molto notevole dei territori controllati dagli armeni e decine di migliaia di profughi abbandonano i territori tornati sotto il controllo di Baku portndo via tutte le proprie cose e dando fuoco alle case dietro di se.

 


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