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Stagflazione? Dagli USA segnali di problemi su prezzi e produzione

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Oggi sono stati resi pubblici i dati previsionali dell’indice PMI statunitense e , dopo un picco che non si vedeva da tempi il mese precedente, si è assistito ad una riduzione:

Come vediamo, l’indice manifatturiero PMI ha toccato un livello massimo il mese precedente, per poi rinculare. Eppure gli USA vedono una domanda che sta esplodendo e questo è arrivata a far aumentare l’inflazione:

 

 

A cosa è dovuto questo momento che chiameremmo “Stagflazione”: diminuzione nella manifattura, ma aumento dei prezzi. Una situazione che può essere spiegata con i problemi nella logistica.

Il problema si vede in questa tabella che scompone l’andamento dei singoli componenti dell’indice PMI. Vediamo come il fattore “Supplier deliveries” è negativo, mentre è normalmente è positivo, e significa un pessimismo nella possibilità di ricevere gli ordini effettuati.

Questo è ancora più visibile confrontando l’indice previsionale dei prezzi praticati dai fornitori, in verde, con l’indice relativo alle consegne dai fornitori, in rosso. L’indice mostra come i prezzi siano in crescita, ma  le consegne siano bloccate da colli di bottiglia legati ai trasporti o alle catene produttive in generale.

Quindi la domanda è partita, a causa del potente stimolo finanziario, a dietro questa domanda non c’è stata una partenza dell’offerta, sia per vincoli strutturali precedenti, sia perché la macchina produttiva è ancora rallentata dalle conseguenze dei lockdown. Abbiamo una fiammata stagflazionistica, o meglio in cui la domanda e l’offerta non riescono a camminare alla stessa velocità. I risultati possono essere due: una fiammata inflazionistica temporanea, che si placherà con l’aumento dell’offerta, o una crisi economica “Anni ’70”.

 

 

 


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