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La Lingua Biforcuta della UE verso la Cina prepara disastri

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Questa settimana la UE ha censurato la Cina perché  “metter in pericolo la pace” nel Mar Cinese Meridionale, mentre  gli stati europei stanno inviando un numero senza precedenti di navi da guerra nella regione indo-pacifica per partecipare a esercitazioni congiunte con USA nel Mar Cinese Meridionale.

La Germania sta schierando una fregata nel Mar Cinese Meridionale per la prima volta dal 2002.

La Francia ha appena visto rientrare  un sottomarino d’attacco a propulsione nucleare dopo una pattuglia di 100 giorni nella regione asiatica.

I Paesi Bassi si uniranno a una flottiglia britannica in quella che potrebbe essere la manovra navale più forte mai vista nell’area contesa del mare orientale.

Il mese prossimo, la Gran Bretagna invierà la sua più grande flotta navale dalla guerra delle Falkland del 1982, guidata dalla sua nuova portaerei ammiraglia, la HMS Queen Elizabeth. Il gruppo d’attacco della portaerei includerà due cacciatorpediniere a missili guidati, due fregate anti-sottomarino e un sottomarino d’attacco nucleare. A bordo delle portaerei ci sono jet da combattimento F-35. Anche le navi da guerra degli Stati Uniti e dei Paesi Bassi partecipano alla spedizione britannica.

Naturalmente, tutte le nazioni hanno diritto alla libertà di navigazione in tutte le acque internazionali. Separatamente, il dispiegamento da parte delle nazioni europee delle loro navi militari in mari lontani non è di per sé discutibile. La Russia e la Cina partecipano anche a esercitazioni a lungo raggio per testare l’idoneità al mare dell’equipaggio, delle armi e delle attrezzature.

L’incursione navale europea nel Mar Cinese Meridionale è la risposta collettiva dell’Unione alla chiamata alle armi collettiva da parte del presidente Biden che ha irrigidito le posizioni nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, spostando il confronto anche dl punto di vista militare. Con questa missione Biden afferma da un lato la libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale, dall’altra appoggia le pretese degli altri paesi rivieraschi, fra cui le Filippine e conferma anche la volontà di difendere Taiwan dalle minacce cinesi. Il tutto coperto dalle accuse a Pechino sulla violazione dei diritti umani.

La cosa divertente è che per l’Unione la Cina come è il principale partner commerciale e d’investimento. Ricordiamo che, a sorpresa, la Merkel ha imposto all’Unione il CAI, l’accordo bilaterale Cina – UE sugli investimenti.  Anche Londra, nel suo tragitto Post Brexit, avrebbe bisogno degli investimenti di Pechino.

La cosa divertente è la solita “Lingua biforcuta” della politica internazionale della UE e dei suoi paesi: da un lato si è permessa una penetrazione degli investimenti e dei prodotti commerciali cinesi a livello capillare nel tessuto economico europeo, causando anche forti danni alle nostre strutture industriali e svendendo a Pechino cespiti come il Porto del Pireo. Dall’altra oggi, alla prima chiamata alle armi del Dem Biden, allora si torna alla “Politica delle Cannoniere” che sa molto di XIX secolo e che sembra non tener conto del livello di sfascio economico, politico e militare dei paesi europei.

I pericoli sono notevoli: da un lato la Cina di oggi non è quella della Guerra dell’Oppio di metà ottocento, dall’altro la maggior punizione la UE potrebbe darla senza neanche spostare una barca a remi, ma, semplicemente, applicando ispezioni ai beni cinesi in entrata simili a quelle che i cinesi applicano ai prodotti europei e occidentali, come ben sanno gli australiani o i nostri esportatori di vini e di prodotti alimentari. Vedrete che tutto questo NON accadrà: i cinesi pagano molto bene i lobbisti nella commissione, se no  non ci saremmo ridotti a questo livello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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