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Spagna: in vendita 4,3 GW di energia rinnovabile da sviluppare. Ritardi negli obiettivi energetici?

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La società di investimenti in energia a basse emissioni di carbonio Capital Energy ha messo in vendita circa 4,3 GW di asset in costruzione, secondo quanto riportato da Reuters, citando documenti relativi alla vendita. Secondo il rapporto, gli asset potrebbero valere fino a 1 miliardo di dollari. La maggior parte degli impianti è in fase di progettazione o di costruzione, ha rivelato il rapporto.

Secondo il sito web di Capital Energy, l’azienda ha in portafoglio circa 34 GW di capacità eolica e solare. Di questi, circa 8 GW sono stati autorizzati per l’accesso alla rete, la maggior parte dei quali è costituita da capacità eolica.

L’offerta può essere presentata per i singoli asset separati, o fatta in modo globale, e comprende anche l’assunzione del teeam spagnolo di Capital Energy, cioè 45 lavoratori su un totale di 355. In questo modo Capital Energy esce dal mercato spagnolo massimizzando il valore degli asset.

In totale Capital Energy ha un portafoglio di 34 GW di potenza elettrica da installare e, con questa vendita, cioè il 10% del totale delle sue potenziali attività energetiche. 

La Spagna è uno degli Stati dell’UE più ambiziosi per quanto riguarda la transizione energetica. Secondo i suoi piani recentemente rivisti per l’eolico e il solare, il Paese punterà ad aumentare la sua capacità installata di energia eolica a 62 GW e quella solare a 76 GW entro il 2030.

Il governo spagnolo ha in programma anche l’idrogeno verde: entro il 2030, secondo i piani rivisti, nel Paese dovrebbero essere operativi 11 GW di capacità di elettrolizzazione. Anche lo stoccaggio delle batterie è all’ordine del giorno, con piani per 22 GW entro il 2030.

Se la Spagna riuscirà a raggiungere questi obiettivi, nel 2030 le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio genereranno l’81% della sua elettricità. La vendita di questi asset però dovrebbe far sorgere qualche dubbio circa la reale capacità di raggiungere questo risultato: se i concessionari cedono le concessioni i tempi si allungano, e bisognerebbe chiedersi come mai questi potenza sia venduta.

L’Unione Europea nel suo complesso prevede una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Nell’ambito di questo piano, entro il 2030 l’UE mira a generare il 42,5% dell’elettricità da fonti eoliche, solari e da altre tecnologie a bassa emissione di carbonio, come l’idrogeno verde.

Tuttavia, non tutti i membri del blocco sono d’accordo. All’inizio di quest’anno, Euractiv ha riferito che i membri dell’UE dell’Europa orientale erano più riluttanti dei loro colleghi occidentali a sottoscrivere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni.

Il rapporto citava le informazioni fornite da un gruppo di campagna per il clima, CEE Bankwatch Network, che avvertiva che la maggior parte dei membri dell’Europa centrale e orientale non stava prendendo abbastanza sul serio i propri piani energetici e climatici nazionali.


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