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Siam tutti seduti su un’atomica: dove vogliamo andare a parare? Qualche numero.

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Perchè il problema in fondo è sempre la lite da bar, il derby, i buoni contro i cattivi. Appena usciti dal delirio covid Vax contro NoVax, abilmente architettato da chi tra i due litiganti faceva i suoi porci comodi, eccoci piombati nell’aupgrade del demenziale videogame: Russia contro Ukraina. O forse è meglio dire Russia contro USA? O Russia contro il resto del mondo. E il cattivo chi è? L’informazione che ci stanno apparecchiando è corretta? Quanti anni dobbiamo tornare indietro per scoprire chi ha iniziato prima? Putin è cascato in una trappola imbastita a furia di provocazioni e logoramento di nervi, oppure Putin è il cattivo che ora vuole distruggere l’Ukraina per poi conquistare l’Europa e da lì tutto il resto del mondo? Zelensky fantoccio USA o povera vittima inconsapevole?

Cari italiani, non ha più nessuna importanza chi ha iniziato prima, chi verrà armato di più, chi sarà strategicamente migliore. Il problema è che se continua questa escalation per scoprire chi ce l’ha più lungo, il razzo, nessuno ne uscirà bene. Questo breve arfticolo non è per suggerire una presa di posizione, come già detto, non servono. E’ solo per fornire qualche dato tecnico circa il giochino che stiamo superficialmente maneggiando. E non parlo di tank o di molotov caserecce.

Gioverà rammentare che la Russia dispone ancor oggi del maggior numero di armi nucleari al mondo, pur lontano dai picchi della Guerra Fredda. Parliamo di 6400 testate totali, divise in 1600 strategiche, e 4800 tattiche. Meno (ma pur sempre molte) ne hanno gli Stati Uniti con 4018 testate nucleari, di cui 1365 strategiche e 2653 tattiche. Fra queste ultime rientrano le 90 bombe atomiche B61, sganciabili da caccia/cacciabombardieri F-16, Tornado ed F-35, conservate in Italia nelle basi di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia) e, come noto, utilizzabili anche dall’Aeronautica Militare Italiana, su ordine americano, in base al concetto del Nuclear Sharing, esteso anche alle aviazioni di Germania, Olanda, Belgio e Turchia.

Nel settore dei missili balistici intercontinentali (ICBM), i russi hanno un doppio vantaggio sugli americani. Dispongono di ordigni più diversificati, lanciabili non solo da rampe fisse sotterranee, che sono per loro natura più vulnerabili e di ubicazione nota, ma anche da rampe mobili autocarrate, sempre in movimento e occultabili ovunque, in bunker, fra edifici, nelle vallate o nelle sconfinate foreste della taiga siberiana.

Dunque non sempre rilevabili, sfuggenti tanto quanto i sottomarini SSBN sparsi negli oceani del globo. In più, alcuni di essi, i missili UR-100NUTTH, montano già testate ipersoniche Avangard, veicoli spaziali con velocità di 33.000 km/h (Mach 27) che nella fase del rientro nell’atmosfera sono accreditati di manovre evasive per schivare le difese antimissile. Negli ipersonici, si sa che gli americani sono ancora indietro, persino rispetto alla Cina. In più il loro ICBM standard, il Minuteman III, risale al 1972, anche se più volte aggiornato, ed è disponibile sono in silos fissi.

Il suo ipotetico successore, il missile del programma GBSD (Ground Based Strategic Deterrent, Deterrente Strategico con Base a Terra), per la cui realizzazione il colosso Northrop Grumman ha vinto un appalto da 13 miliardi di dollari, sarà pronto non prima del 2029. Le forze nucleari russe fra l’altro hanno tenuto appena lo scorso 19 febbraio estese esercitazioni di lancio, mentre gli americani hanno provato la catena di comando e la prontezza dei loro ICBM con le manovre Global Lightning di gennaio.

 

In linea teorica, la dirigenza russa sa bene che una guerra nucleare estesa non è un’opzione e non può essere davvero vinta da nessuno. Lo scorso 3 gennaio 2022 anche la Russia, come le altre quattro potenze permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, aveva firmato la dichiarazione congiunta sull’impossibilità della guerra nucleare.

L’evocazione di questa minaccia da parte di Putin dovrebbe essere considerata quindi una forzatura nell’ambito dei messaggi diplomatici che le potenze sono solite scambiarsi. E anche la nuova disponibilità della Bielorussia a ospitare armi nucleari russe come deterrente verso le basi missilistiche americane in Polonia e Romania è un segnale di questo tipo. Ma è importante che entrambe le parti intendano i messaggi nel modo corretto e non, magari presupponendo erroneamente che l’uno stia preparando un “primo colpo” ai danni dell’altro. Quello che è certo è che gli eventi di questi giorni, conseguenza di negligenze, malafede e malintesi protrattisi a partire dalla fine della Guerra Fredda e dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991, sembrano rappresentare la resa dei conti di un intero trentennio.

Trailer del film Il Dottor Stranamore. Ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba.
Vero protagonista di questa straordinaria pellicola, l’ordigno “Fine di Mondo” (così lo definisce maccheronicamente l’ambasciatore russo) ha una peculiare caratteristica che forse l’intelligence statunitense non ha opportunamente vagliato: esso, infatti, non può in alcun modo essere fermato. Una volta messo in moto il meccanismo bellico, non c’è mano – né umana, né divina – capace di riazzerare il timer e far marcia indietro. Stanley Kubrick (1964)

La guerra in Ucraina tra recrudescenza e trattative


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