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SFATIAMO UN MITO: Come crescerebbe il prezzo dell’energia in caso di svalutazione

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lampadina

Uno dei miti più diffusi dai nostri media, spesso sciocchi ed impreparati, è che, in seguito ad una eventuale svalutazione controllata della valuta, vi sarebbe un boom dei prezzi ed una fortissima fiammata inflazionistica.

Lo stolido economista da talk show, di solito pro governativo e pro euro, (dovremmo rimandare ad un recente articolo di Francesco de Palo sul “Foglio” a proposito dei giornalisti ed economisti al soldo del FMI…) di fronte alla discussione relativa ad una eventuale uscita  dall’euro dell’Italia e quindi ad una svalutazione della nuova valuta del , ad esempio , del 25% , assisteremmo ad un aumento dei prezzi dei carburanti e dell’energia del 25%.

Dato che mi sono abbastanza (anzi tanto) stufato di sentire questo tipo di idiozie scrivo un rapido pezzo per affrontare il problema.

Prima di tutto affronteremo la cosiddetta parte “energia ” del prezzo pagato dalle famiglie . A questa componente si sommano imposte locali ed IVA, che variano da comune/regione e che ne raddoppiano il costo, ma si tratta di TASSE; quindi decise dallo stato e non dipendenti da fattori svalutativi.

La componente energia definita nel secondo trimestre 2015, come da autorità per l’energia è la seguente:

costo energia kw.

Ora , di questi 18,52 centesimi a KW/h il 44,65% è costituito da costi di approvvigionamento o vendita (per la mediazione da importazione) mentre il restante è costituito da costi di struttura, oneri generali e costi di struttura che, in caso di svalutazione, non verrebbero toccati.

La svalutazione toccherebbe solo i costi di produzione/approvvigionamento, pari al 44.65 del totale. Questi costi sono relativi alla produzione/importazione dell’energia in senso stretto.

L’Italia, attualmente, importa circa il 15% del proprio consumo energetico, pagando questa energia ai prezzi internazionali. Il restante 85% viene prodotta nazionalmente, di cui il 50% è prodotta  da centrali termoelettriche, il restante 35% da fonti rinnovabili (idroelettrico/ solare/ eolico/ geotermico). In caso di svalutazione noi verremmo a pagare maggiormente la componente energetica di produzione termoelettrica, non sicuramente quella di fonti rinnovabili: a causa della svalutazione sole, vento o acqua non ci verrebbero sicuramente a costare di più. Avremmo solo un aumento  della componente termica e probabilmente neppure pari , completamente , al 25%, sia per una vischiosità contrattuale, sia perchè comunque abbiamo una componente  di produzione interna di idrocarburi. Però , per semplicità , consideriamo un aumento automatico della componente termica del 25% a causa della svalutazione e facciamo due conti dell’aumento risultante.

In una ipotesi di svalutazione del 25% questo sarebbe l’aumento del prezzo dell’energia:

18,52 centesimi x (0,25 x 0,4465 x 0,65)

dove

0,25 corrisponde alla svalutazione del 25%

0,4465 corrisponde alla componente energia del prezzo per kw/h

0,65 è la percentuale di energia da fonte termica o importazione.

 

con un aumento pari a 1.344 centesimi per Kw/h.

Il nuovo prezzo quindi sarebbe pari a 19,964, ed il prezzo sarebbe aumentato del 7,25% rispetto al prezzo precedente, meno di un terzo rispetto alla svalutazione effettuata

Quindi quando vedete il solito “Economista da talk show” parlare di “Boom inflazionistici” in caso di uscita dall’euro, vi prego, cambiate canale.

 


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