Economia
Sejournè come Urso, vuole riaprire le miniere in Europa

Stéphane Séjourné, commissario europeo all’industria, e uomo di fiducia del presidente Macron, immagina un’Europa indipendente dal punto di vista industriale. Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, in un’intervista Repubblica, sostiene che le terre rare siano “il punto chiave per l’Unione europea. Non averle rappresenta una minaccia esistenziale. Sono fondamentali per l’industria e per la difesa”. Secondo il commissario europeo per l’industria, l’imprenditoria, le piccole e medie imprese e il mercato unico, “non dobbiamo più dipendere da altri Paesi: né dalla Russia né dalla Cina. Senza litio, nichel o grafite non possiamo produrre batterie elettriche. Senza germanio, non possiamo produrre semiconduttori.
Quarantasette progetti per arrivare ad un livello di estrazione del 10 per cento, di lavorazione al 40 per cento e di riciclaggio al 25 per entro il 2030. Con l’obiettivo di raggiungere un’autonomia pari almeno al 65 per cento del nostro fabbisogno complessivo. “Le terre rare – spiega Sejournè – sono il punto chiave per l’Unione Europea. Non averle rappresenta una minaccia esistenziale. Sono fondamentali per l’industria e per la difesa. Non dobbiamo più dipendere da altri Paesi: né dalla Russia né dalla Cina. Senza litio, nichel o grafite non possiamo produrre batterie elettriche. Senza germanio, non possiamo produrre semiconduttori. Il mondo – aggiunge – è cambiato rispetto a due o tre anni fa. La situazione geostrategica non è più quella di prima. Dobbiamo prenderne atto”. L’elenco fa parte dell’attuazione dell’Atto sulle materie prime critiche, con il quale il blocco mira a estrarre il 10 per cento, lavorare il 40 e riciclare il 25% del suo fabbisogno entro il 2030.
I materiali includono i metalli di base alluminio, rame e nickel, oltre al litio, materiale chiave per le batterie, e agli elementi rari utilizzati nei magneti permanenti per le turbine eoliche o i veicoli elettrici. “L’Europa dipende attualmente da Paesi terzi per molte materie prime di cui ha particolarmente bisogno. Dobbiamo aumentare la nostra produzione, diversificare le forniture esterne e creare scorte”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea per la Strategia Industriale, Stéphane Séjourné, presentando l’elenco dei 47 progetti prioritari. L’anno scorso l’Ue ha adottato una legislazione per garantire le proprie forniture di materie prime.
L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalla Cina per i materiali utilizzati nella produzione di batterie, turbine eoliche e munizioni. In particolare, si punta a riaprire le miniere in Europa rispettando rigorosi standard ambientali, in un momento in cui questi progetti sono contestati dagli attivisti ambientalisti. “Oggi la corsa per le materie prime è iniziata e c’è una sorta di risveglio strategico, in particolare per le materie prime e per le terre rare. Tuttavia, l’Europa ha un quadro normativo che ci consente di accelerare”, ha rivendicato Séjourné.
Il ministro Urso era stato il primo a parlare di questa ipotesi a luglio del 2023, Il 20 giugno del 2024 era stato approvato in Cdm un dl “Materie prime critiche”, che recepisse il regolamento Critical Raw Materials Act dell’Unione europea e gettasse le basi per riaprire le miniere nel Paese. Al centro della strategia del governo c’è poi il Programma nazionale di esplorazione affidato a Ispra, che avrà il compito di aggiornare la carte mineraria e condurre indagini e campagne geochimiche. In realtà è questo il passaggio determinante per capire se l’Italia ha potenziale per tornare a essere un paese estrattivo. Le incognite sono moltissime e riguardano la profittabilità di queste operazioni industriali, i volumi disponibili, la localizzazione dei giacimenti e le condizioni di estraibilità, ma anche la capacità che l’Italia dimostrerà di avere nel competere su tempi e costi con gli altri paesi europei, impegnati nello stesso processo avviato ieri dal governo Meloni. Il tutto in un contesto industriale molto fiaccato negli ultimi decenni, nel quale sono sparite le grandi aziende minerarie nazionali e si sono indebolite quelle sopravvissute.
Il quadro potrebbe essere più chiaro nel maggio 2025, quando l’Ispra dovrà terminare l’aggiornamento della mappa. Quella attuale, che risale agli anni 70, stima che nel sottosuolo italiano ci siano 15 materie prime critiche su 34 individuate da Bruxelles. Secondo un elenco parziale ci sarebbe cobalto in Piemonte e Lazio; rame in Liguria, Toscana e nella fascia alpina; litio nell’alto Lazio; magnesio in Toscana; grafite in Piemonte e Calabria; nichel in Sardegna e nelle Alpi; tungsteno in Sardegna e nell’arco alpino; titanio metallico in Liguria, ma in un’area che oggi è parco nazionale protetto.
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