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SCHAEUBLE: CHE LA GRECIA ESCA TEMPORANEAMENTE DALL’EURO! (di Antonio M. Rinaldi)

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Nel marasma delle dichiarazioni, prese di posizioni, rilanci, proposte, controproposte in occasione della lunga e snervante partita che si sta giocando non tanto sui destini della Grecia ma dell’intera Europa e non solo monetaria, l’ultima sortita del ministro delle finanze tedesco Schaeuble, merita senza dubbio più che una riflessione.

Infatti quello che può essere considerato il sacerdote più intransigente, depositario dei dogmi economici previsti dall’ortodossia tedesca, ha fatto sapere che la Grecia potrebbe uscire temporaneamente dalla moneta unica per poi successivamente rientrare. Non sappiamo se questa proposta sia frutto di una sua personale convinzione o se l’abbia attinta da quella formulata dall’economista Hans-Werner Sinn, il quale un paio d’anni fa, sostanzialmente prevedeva per un paese membro in difficoltà la facoltà di poter uscire temporaneamente, “sistemare” i suoi conti, per poi rientrare nell’euro con un rapporto di concambio più attinente ai suoi fondamentali macroeconomici.

L’economista tedesco giungeva a questa possibilità perché negli ultimi 10 anni il saldo delle partite correnti complessivi dell’eurozona è stato essenzialmente in pareggio, ma solo dal punto di vista contabile, in quanto all’interno dell’area euro stessa i surplus generati dalla Germania sono stati controbilanciati dai deficit registrati da Grecia, Portogallo, Spagna, Italia e Irlanda. Pertanto la possibilità di poter uscire/entrare darebbe, sempre secondo Sinn, la possibilità di aggiustamento per mezzo di un riallineamento del valore di cambio impossibile all’interno dell’area valutaria senza dover ricorrere alla cosiddetta “svalutazione interna”, cioè all’aggiustamento del livello dei salari rispetto a quello dei paesi più virtuosi della stessa area valutaria. Non conosciamo i particolari della proposta di Schaeuble, perchè sarebbe quanto mai interessante conoscere i dettagli riguardo al suo pensiero sul debito pubblico se previsto rimanere espresso in euro o in nuova dracma (dal ministro tedesco siamo abituati a sentire anche di peggio!).

Ma sia all’economista che al ministro delle finanze tedesco, a cui evidentemente è piaciuta l’idea, sfugge l’elemento essenziale che determina l’insostenibilità della permanenza nell’euro per sempre più paesi eurodotati. Il problema fondamentale non si risolve modificando tanto il valore di concambio determinato con decorrenza 1.1.1999 tra le monete dei paesi partecipanti all’unione monetaria legandoli a cambi fissi irrevocabili nei confronti dei propri maggiori partners commerciali, ma non sottoponendoli ai rigidi vincoli di bilancio previsti dai Trattati e regolamenti europei non idonei alle proprie economie.

Poco servirebbe infatti ad avere un euro con un rapporto di concambio più favorevole rispetto ai propri fondamentali macroeconomici del momento del rientro se poi si continuano a dover rigidamente rispettare i vincoli esterni che nel breve termine ricrerebbero le medesime situazioni di insostenibilità e le inevitabili necessità di intervenire nuovamente. E’ il modello economico preso a supporto della sostenibilità dell’euro che non è idoneo per la maggioranza dei paesi eurodotati perché basati sulla stabilità dei prezzi, cioè il massimo contenimento dell’inflazione, e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del principio del pareggio di bilancio così come previsto dal Fiscal Compact. Quindi poco servirebbe a far uscire temporaneamente un paese dall’euro per poi riammetterlo con un livello di concambio differente. Un esempio casalingo: se all’Italia fosse data la possibilità di poter uscire temporaneamente dall’euro per poi potervi rientrare successivamente a un valore di concambio che tenga conto del valore di cambio determinatosi con l’introduzione della nuova lira, poco poi cambierebbe perché saremmo sempre soggetti ai vincoli che hanno determinato la nostra precedente insostenibilità di permanenza nell’euro.

Potersi avvalere di una propria moneta significa poter mettere in atto una propria politica economica esattamente tarata per le proprie esigenze e non dettata omnibus dai vincoli esterni in quanto la moneta è solo uno degli strumenti a disposizione della stessa politica economica per poterla mettere in atto. Uscire per poi rientrare con le stesse regole che ne hanno determinato la stessa uscita è totalmente un ragionamento insensato e controproducente.

Pertanto la proposta di Schaeuble è totalmente inutile perché non solo non risolverebbe i problemi creati da una unione monetaria germanocentrica basata sul suo modello economico che prevede il rigido rispetto dei vincoli forgiati a sua immagine e somiglianza, ma dimostrerebbe in modo pratico come un paese quando ha la possibilità di uscire e di poter perseguire la sua politica economica e non quella dettata dagli altri, difficilmente ricadrebbe nell’errore di rientrare nella gabbia costruita con abilità proprio dagli stessi tedeschi!

Oppure anche il più tedesco dei tedeschi Wolfgang Schaeuble conosce bene l’adagio italiano che recita “non c’è nulla di più definitivo del provvisorio”? Perché se è così va benissimo anche per noi!

Antonio M. Rinaldi

 

 


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