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Quando gli elettori sono scontenti, stanno a casa..

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Prosegue lo spoglio alle elezioni comunali, regionali e di qualche seggio supplettivo. Sono coinvolte grandi città, come Milano, Roma, Torino, solitamente politicamente molto vive. In passato a Bologna si aveva una partecipazione al voto altissima, pian piano scemata.

Vediamo il voto oggi:

  • Bologna 51,16% ha votato (era il 59,75 alle precedenti comunali)
  • Torino 48,06% contro 57,16% del 2016
  • Milano 47,65% contro 51,00%
  • Roma 48,83 contro 57,01%
  • Napoli 47,19 contro 57.22%

A parte Milano, dove il voto di dissenso si è probabilmente espresso diversamente (vedremo) si assiste a un crollo della partecipazione, con il 35,2%. A questo punto chi vincerà l’appoggio elettorale, ma , nella migliore delle ipotesi, quella del 20% dell’elettorato, e nella migliore delle ipotesi.

Un calo simile della partecipazione al voto significa solo una cosa: che nessuna forza politica, in questo momento, rappresenta una grossa fetta dell’elettorato. Almeno un 20% della base che sarebbe andata a votare ha preferito starsene a casa.

in un paese fondato su una visione corretta della politica chi vi si dedica dovrebbe essere terrorizzato: l’opposizione perché, evidentemente, non ha un’offerta politica sufficientemente attraente. La maggioranza perché chi è rimasto a casa non la appoggia e potrebbe decidere di tornare a votare quanto prima. Comunque un governo con un appoggio minoritario nel paese è un governo che dovrà usare il manganello.

 

 


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