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Petrolio russo: gli USA ne importano ancora tanto, e come cercano di sostituirlo

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Una petroliera battente bandiera maltese ha lasciato il porto russo di Taman, nella regione di Krasnodar, sul Mar Nero, il 22 febbraio. Caricato con petrolio russo, il Balla ha ancorato il 2 aprile alle 18:40 nella baia del porto di San Diego negli Stati Uniti, secondo i dati del sito marinetraffic.com. Sempre in acque americane, invece, sulla costa orientale, un’altra petroliera, la Vinjerac, battente bandiera croata, ha attraccato il 4 aprile al Gulfport Reach Arthur Kil, nel porto newyorkese di Elizabeth, dopo un viaggio di 26 giorni e 18 ore dal porto russo di Ust-Luga, nella regione di San Pietroburgo, sul Mar Baltico.

Almeno sette petroliere russe stanno ancora navigando verso gli Stati Uniti secondo i dati di marinetraffic.com. Questi flussi marittimi illustrano la persistenza degli scambi di idrocarburi tra Russia e Stati Uniti nonostante l’embargo annunciato quasi un mese fa.

Da quando il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato l’8 marzo il decreto che vieta, tra l’altro, l’importazione di petrolio russo, le consegne non sono state interrotte. Se nella settimana (da venerdì a venerdì) terminata il 4 marzo erano pari a 148.000 barili al giorno (b/g), sono scesi la settimana successiva – quindi dopo la firma del decreto – a 38.000 b/g, per poi salire a 70.000 barili al giorno nella settimana del 18 marzo, per intensificarsi nella settimana del 25 marzo a 100.000 barili al giorno, secondo gli ultimi dati ufficiali dell’Agenzia statunitense per l’informazione energetica (EIA).  Del resto Biden aveva dato 45 giorni per far rispettare i contratti in corso e chi li aveva ha approfittato dei premi al ribasso offerti dai russi e ha comprato al massimo.

Però questa settimana il congresso USA ha votato per far cessare le normali relazioni commerciali con la Russia a grande maggioranza, e questo include la cessazione dell’import di petrolio. Quindi questo periodo di grazia va a finire e per quanto si possa ricorrere al “Mix Lettone” bisogna cercare fonti alternative. Dove se non nel giardino di casa , il Sud America? Già a febbraio vi era stato un forte aumento delle importazioni petrolifere USA dall’America Latina

Quindi gli USA stanno già procurandosi altrove petrolio e in Sud America questo sicuramente non dispiace, perfino fra i governi più freddi verso gli USA. Ad esempio nel voto per espellere la Russia dal Comitato per i diritti umani ONU il Venezuela ha annunciato un voto pro Mosca, poi, al momento del voto, “C’aveva Judo” e non ha votato. Chissà come mai.

 

 

 


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