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Perché non scriveremo di Prigozhin

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Yevgeny Prigozhin è morto, o anche se non lo è, è come se lo fosse. Ho letto di illazioni per cui non sarebbe salito sull’aereo caduto/abbattuto ieri e sarebbe vivo e vegeto, magari nella famosa isola in cui si trova anche Elvis Presley. Se fosse così, buon per lui, ma proprio il fatto di aver finto così bene la sua morte ne rende estremamente improbabile il ritorno. Se invece, come più probabile, è realmente morto pace all’anima sua.
Non ne parliamo per una serie di motivi che vi elenchiarmo:
  • un giudizio storico sulla figura e sul suo peso è impossibile, perché stiamo ancora vivendo la cronaca. Dovrà passare del tempo, e dovremo conoscere più cose, prima di poterne pesare il valore sulla storia russa e, eventualmente, mondiale;
  • allo stesso modo non si sa quassi nulla dei reali rapporti fra lui e il governo, cioè Putin, nell’ultimo mese;
  • probabilmente non sapremo neanche le esatte ragioni della sua morte, il susseguirsi dei fatti che l’hanno guidata, almeno per tempo;
  • soprattutto non ne sapremo le conseguenze sulla compagnia Wagner, ancora per qualche giorno.

Per la verità nessuno sa neppure chi sia a questo punto al comando di quello che rimane della Wagner:  una parte importante dello stato maggiore è morta con  lui, Una parte, che pare viaggiasse su un secondo aereo, sulla stessa rotta, non si sa che fine abbia fatto, e forse è stata arrestata. Wagner era un’entità con pochi livelli intermedi: vi erano pochi ufficiali e una truppa ampia e preparata, per cui non è per nulla semplice sapere chi è rimasto e cosa voglia fare.

Quindi, semplicemente, preferiamo non fare congetture ed aspettare gli eventi, sempre che vi siano…

 


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