Perché la crisi industriale europea è il punto di partenza della decadenza economica del Vecchio Continente. Ovvero Kaldor aveva ragione

Perché le politiche attuali della UE, e di molti singoli stati, basati sulla transizione energetica e sull’austerità, non hanno nessuna possibilità di far ripartire l’economia europea e soprattutto la sua industria.

I tedeschi, e poi la Commissione, nel vuoto spinto ideale, si sono lasciati dirottare dall’ideologia Green, per cui sarebbe possibile crescere tramite la deindustrializzazione o la conversione al verde in modo acritico. Anzi l’idea di base dei tedeschi era ancora più curiosa:  fare dell’industria tedesca la guida della conversione energetica mondiale.

Peccato che, a parte la California, nessun paese al mondo abbia dato la priorità alla decarbonizzazione sulla crescita, tagliando quindi le ali alla prospettiva di uno sviluppo industriale tedesco.  Quindi l’idea del governo tedesco era quella di diventare leader di un mercato che, fuori dalla UE, ha gli stessi clienti di un produttore di ghiaccio in Antartide. Anzi peggio, vista la concorrenza cinese, leader di un mercato in cui i pinguini avevano già iniziato prima produrre ghiaccio e possedevano, di default, un mercato maggiore.

Arriva Kaldor e rovina gli europei.

A questo punto intervengono le leggi di Kaldor sulla produzione manifatturiera e sulla produzione e rovinano tutti i programmi europeisti e green.

Nicholas Kaldor

Le prime due leggi di Kaldor sulla produttività affermano quanto segue:

1) La prima legge afferma che maggiore è la crescita della produzione manifatturiera, più significativo è il tasso di crescita del prodotto dell’economia nel suo complesso. Quindi l’economia cresce se cresce la manifattura;

2) La seconda legge, nota come legge di Kaldor-Verdoorn, stabilisce una relazione deterministica tra la crescita della produttività manifatturiera e la crescita della produzione manifatturiera.

Se pensate che si tratti solo di affermazioni teoriche di un vecchio economista ormai superato nel mondo dell’informazione e di internet, rischiate di sbagliarvi. Comunque, nonostante il virtuale, viviamo in un mondo materiale,  e test econometrici recenti ne hanno confermato il contenuto. Il paper citato conferma, sulla base dei dati raccolti fra il 1990 e il 2011, che la crescita della manifattura è necessaria per la crescita economica, e che la produttività è legata al volume della produzione.

Il problema è, se questo è vero, l’Europa è morta. 

Infatti il nostro Vecchio continente ha punito per 20 anni la produzione manifatturiera, sottoponendola a una sovra-normazione assurda che ha avuto il proprio culmine proprio con la transizione energetica, applicata solo nella UE, e non altrove.

Il risultato lo si può vedere dai seguenti tre grafici, che indicano la crescita della produzione industriale nei tre principali paesi:

Germania:

Francia

Italia:

Perfino paesi che, fino a ieri, erano visti come i futuri poli industriali europei, come la Polonia, sembrano perdere la propria verve nella crescita dell’industria:

Però se la manifattura non cresce, secondo le due leggi di Kaldor , abbiamo due conseguenze:

• non cresce l’economia, e quindi la ricchezza collettiva;
• non cresce la produttività, e questo rende progressivamente l’Europa meno competitiva e in una spirale decadente.,

Volete la crescita economica? Dovete stimolare la manifattura: fatelo con gli incentivi, con gli ordini della Pubblica amministrazione, con i grandi lavori pubblici, con la deregolamntazione.

Fatelo come volete, ma fatelo. Altrimenti non ci sono che un  progressivo impoverimento e decadenza, che intaccherà, prima o poi, quel poco di stato sociale che è rimasto. Anche l’ambiente ne verrà colpito, perché solo una società ricca può tutelare l’ambiente, come ben nota Kutznetz. Peòr questo è un altro discorso.