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“PEAK GOLD” o cattive condizione. Cala la produzione mineraria di oro

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Dopo alcuni anni piuttosto piatti la produzione mineraria, quindi primaria, di oro è calata nell’uno per cento nel 2019. Secondo il  World Gold Council l’oro mondiale estratto nel 2019 è stato pari a  3.463,7 tonnellate. Il calo è stato soprattutto evidente nel quarto trimestre , con un’estrazione di soli 859 tonnellate, il 2% in meno rispetto all’anno precedente.

Dal 1970 la produzione aurifera è sempre cresciuta, con un solo calo nel 2008 dovuto alla crisi finanziaria. Il fatto che si sia creato un calo proprio quest’anno ha portato molti, come Ian Telfer di Goldcorp,  a parlare di “Peak Gold” , cioè di raggiungimento di un massimo di produzione che non può essere  superato, un po’ come si parlava di Peak oil nel settore petrolifero.

Ci sono stati, in questi anni, effettivamente dei forti mutamenti sul lato dell’offerta:

  • il Sud Africa tradizionalmente il maggior produttore di oro, è caduto in nona posizione. Ci sono studi che ritengono vi sia una oggettiva possibilità che l’oro sudafricano si esaurisca entro 40 anni;
  • La Cina attuale maggiore produttore mondiale, ha visto un calo dell’output del 6%.

Secondo alcuni i maggiori giacimenti mondiali sono ormai stati scoperti e sono sfruttati, per cui, prima o poi, destinati ad esaurirsi. In questa situazione vi è una crescita  del riciclo dell’oro, al massimo dal 2012, ma comunque glui aumenti nel costo del personale per l’estrazione e per il rispetto delle norme ambientali potrebbe portare ad un aumento del prezzo. In quanto al problema del “Picco” sono piuttosto scettico: lo stesso discorso si faceva negli anni settanta il Club di Roma, e clamorosamente  sbagliò le previsioni, su un bene molto più essenziale dell’oro. Un prezzo maggiore dell’oro porterà, nel tempo a nuovi investimenti estrattivi ed ad un ciclo dei prezzi simile a quello del petrolio. Sempre, beninteso che un’epidemia non ci faccia soccombere prima.

 

 


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