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Paxlovid, il governo non divulga il contratto con Pfizer: clausola di riservatezza, ma i soldi sono i nostri
Tralasciando per una volta il discorso sull’effettiva efficacia di farmaci e vaccini che con le buone o con le cattive ci hanno fatto assumere. Parliamo di accordi e di cifre: perchè non c’e trasparenza? Si parla di milioni e milioni di euro pubblici. Non è diritto di tutti i cittadini sapere come vengono spesi? Non è diritto di ognuno di noi valutare gli accordi e i contratti che i nostri rappresentanti han stilato? Vi sembriamo gente che ha poca fiducia nei nostri politici e nei loro tecnici e nei loro commissari e nei loro consulenti? Ebbene sì: l’abbiamo finita.
Il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo si è opposto alla divulgazione del contratto per la fornitura nel 2022 di 600mila trattamenti dell’antivirale Paxlovid stipulato il 27 gennaio di quest’anno con la casa farmaceutica Pfizer.
Lo ha comunicato l’8 marzo lo stesso Figliuolo, firmando il diniego all’istanza di accesso civico presentata da Altreconomia a fine gennaio e riportando un passaggio della “opposizione fatta pervenire da Pfizer Srl” alla presidenza del Consiglio dei ministri. L’azienda ha formalizzato il suo rifiuto a ogni forma di trasparenza delle condizioni economiche comunicando alla struttura governativa che “il contratto sottoscritto tra la scrivente azienda e codesta spettabile struttura commissariale riguarda un farmaco autorizzato per la cura del Covid-19 e oggetto di tutela brevettuale e contiene numerose clausole che costituiscono segreti commerciali […]”. Il contratto sarebbe del resto “definito nella sua interezza come confidenziale ed è soggetto a una specifica clausola di riservatezza che vincola le parti a non divulgare a terzi il contenuto dell’accordo raggiunto”.
Si tratta di uno schema purtroppo già osservato all’epoca delle forniture dei vaccini (Cominarty nel caso di Pfizer-BioNTech), anche in quel caso segnate da scarsa trasparenza e totale non verificabilità rispetto alle clausole dei contratti miliardari.
Qui l’articolo completo di Altreconomia:
Farmaci anti-Covid-19, il governo non divulga il contratto con Pfizer. È “confidenziale”
Chi si è formalmente opposto nell’iter di accesso civico è stata la Pfizer Srl, con sede legale a Latina, posseduta al 100% da Pfizer Italia Srl, a sua volta interamente di proprietà della Pfizer holdings international Luxembourg Sarl (domiciliata nel Granducato a fiscalità agevolata). La prima -Pfizer Srl- è rappresentante per l’Italia della multinazionale, deputata alle “comunicazioni e la tenuta dei rapporti con le autorità italiane”. Rapporti, come visto, “confidenziali”.
“Pfizer è nota per essere assolutamente resistente a qualsiasi richiesta di trasparenza, in tutti i campi, non solo per quanto riguarda i prezzi dei farmaci, ma anche la correttezza dei contenuti delle sue campagne informative”, riflette Gianni Tognoni, medico e ricercatore, segretario generale del Tribunale permanente dei popoli. “L’azienda è disponibile a pagare multe ma non a cambiare la propria posizione. Non so se e quanto a livello italiano ed europeo, in contesti cioè che dovrebbero avere regole omogenee, per altri farmaci antivirali siano state adottate regole uniformi di una trasparenza che, per definizione, dovrebbe essere la ‘normalità’ per contratti pubblici. Ancor più in un’area ‘sensibile’ come quella di una pandemia che ha provocato guadagni incontrollati e incredibili ai privati”. Tognoni sottolinea il fatto che “in questo caso la reticenza sia attribuita direttamente alla natura del contratto ‘secretato’ con l’accordo, se non la richiesta, del contraente pubblico: e per di più per un farmaco che certo non è fondamentale da un punto di vista della larghezza di uso, e di cui sarebbe almeno importante conoscere l’epidemiologia attesa, vista la dimensione degli acquisti e il basso utilizzo avuto finora. Tutto questo in un quadro comparativo europeo che permetta di confrontare sia politiche di priorità pubbliche tra Paesi sia il potere contrattuale dei singoli mercati. È uno dei tanti capitoli nei quali, con o senza commissari speciali, il ‘dopo’ conferma, se non peggiora, il consolidato ‘prima’ della non trasparenza delle interfacce pubblico-privato della sanità”.
Anche per Vittorio Agnoletto, medico di Medicina Democratica nonché curatore del nostro “Senza respiro”, il diniego della struttura commissariale è un fatto “inaccettabile”. “Stiamo parlando di soldi pubblici, i cittadini hanno il diritto di conoscere le condizioni contrattuali ed economiche. Il segreto produttivo relativo ai brevetti non c’entra nulla con gli aspetti economici, non vedo alcuna legittimità nell’invocare la riservatezza. L’Italia si conferma un Paese subalterno agli interessi di Big Pharma. Ricordo infatti che siamo tra i pochissimi che hanno prolungato l’estensione temporale di alcuni dei brevetti utilizzati da AstraZeneca, Pfizer e Moderna”.
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