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Parte Aspides, la missione che non è prosperity guardian e non è un intervento in Yemen

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Parte la missione Aspides nel Mar Rosso, sotto comando italiano, e non è né Prosperity Guardian, anzi Aspides mostra proprio la divisione nella NATO fra Europa e USA.

Dopo i continui attacchi dei ribelli Houthi contro le navi che transitano nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, l’Unione europea ha annunciato mercoledì un piano per organizzare una propria missione di salvaguardia e scorta, ovviamente su base volontaria. L’operazione ha preso il nome di “Aspides”, che in greco significa “Protettore”. Si spera che il piano venga approvato il 19 febbraio dai ministri degli Esteri dell’Ue. A comando della missione ci sarà l’Italia anche perché inpeiga il cacciatorpediniere Caio Duilio, nato proprio per coordinare questo tipi di azioni

“L’Unione europea ha chiesto all’Italia di fornire il Force Commander dell’Operazione Aspides nel Mar Rosso, l’Ufficiale Ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali che partecipano all’operazione”, ha fatto sapere il ministro della Difesa Guido Crosetto. “L’importanza e l’urgenza dell’Operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento dell’impegno del governo e della Difesa e della competenza e professionalità della Marina Militare”, ha aggiunto il ministro.

Sia Tajani sia Borrell hanno posto in evidenza come la missione sia “Puramente difensiva”, quindi non è assolutamente una partecipazione alla missione americano-britannica “prosperity guardian” e, soprattutto agli attacchi agli Houthi. Tra l’altro, senza mandato dell’ONU, sarebbe molto complesso giustificare l’intervento militare diretto come stanno facendo gli USA. Si parla di “coordinamento” con la missione americana, ed è ovvio, visto che, altrimenti, si rischiano degli assurdi ingorghi fra navi. La NATO è evidentemente spaccata, anche se tutti fanno finta di niente.

Non c’è dubbio che le navi militari, anche italiane, sono in grado di intercettare missili e droni houthi, anche se il costo sarebbe elevatissimo: si usano missili da centinaia di migliaia, se non milioni, di euro per abbattere dei droni che valgono ventimila euro. C’è un problema economico che rischia di mettere in crisi qualsiasi missione, tranne che non si studi una strategia diversa.

Il problema può sorgere se gli houthi attaccassero direttamente le navi militari europee. Secondo me, tranne che il missile, o il drone, non giunga a bersaglio, non ci sarà nessuna risposta. Del resto gli USA, con le loro missioni, stanno mostrando come la guerra ai guerriglieri yemeniti senza intervento delle forze di terra rischia di essere poco più di una costosa perdita di tempo.

 

 


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