Conti pubblici
L’ultima trappola di Bruxelles: l’Eurobond, ovvero la nuova versione del MES
Bruxelles tesse la sua malevola ragnatela: un nuovo Mes sotto mentite spoglie minaccia la sovranità italiana, con lo scopo di indebitarci per spese inutili

Il sempre ottimo Giuseppe Liturri su La Verità ci metti in guardia dall’ennesima trappola tesa da Bruxelles a quel poco, pochissimo, di democrazia che è rimasto in Europa: la Commissione Europea è in procinto di svelare un piano che potrebbe rivelarsi l’ennesima, drammatica stretta sulla sovranità finanziaria dei paesi membri, Italia in primis. Mentre fervono i preparativi per il quadro pluriennale di bilancio 2028-2034, si profila all’orizzonte un meccanismo di debito congiunto, presentato come soluzione alle future crisi, ma che molti vedono come un “nuovo Mes sotto mentite spoglie”.
Questo non è un semplice aggiustamento burocratico. È una mossa audace che mira a creare un canale permanente per l’emissione di eurobond , consentendo all’UE di erogare prestiti o sussidi agli Stati membri in caso di emergenza. L’approvazione? Richiede l’unanimità dei 27 paesi , un ostacolo apparentemente insormontabile, ma che, come la storia insegna, Bruxelles sa superare abilmente “manovrando la clava dell’emergenza di turno (il Covid, il clima, la guerra…)”. Il “Financial Times” stesso ha anticipato questa bozza, definendola un modo per “rimpinguare il bilancio 2028-2034”. Cioè un modo per fare cassa, e mantenere qualche decina di migliaia di inutili burocrati alle spalle dei cittadini. Qui la motosega di Milei sarebbe fin troppo poco.
Il Fantasma del MES e la Pericolosa Perdita di Autonomia
Il parallelismo con il controverso Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è inquietante. Attualmente, il MES permette agli Stati di accedere a prestiti, ma a un prezzo altissimo: il paese finisce sotto un “programma di aggiustamento macroeconomico” e perde ogni “spazio di agibilità della propria politica economica”.
La Grecia ne sa qualcosa. La nuova proposta della Commissione sembrerebbe replicare questo schema, anche se formalmente senza le stringenti condizioni di accesso e il programma di sorveglianza del MES. L’obiettivo, però, rimane lo stesso: “porre definitivamente sotto tutela le scelte di politica economica degli Stati membri”, attraverso un debito comune che, fra l’altro, violerebbe i trattati europei stessi (ma ormai ci siamo abituati e valgono meno della carta su cui sono scritti.
L’Italia, un Debito di Serie A e uno di Serie B: Il Rischio Reale
Ma perché l’Italia, con un debito pubblico di 2.556 miliardi di euro al 30 aprile, dovrebbe sottomettersi a prestiti di un’istituzione sovranazionale quando può autofinanziarsi quasi allo stesso prezzo sui mercati? L’Italia è già debitrice verso Bruxelles per 103 miliardi (tra SURE e NextGenEU). Queste somme godono di un privilegio nel rimborso rispetto al resto del debito. Aumentare ulteriormente questa esposizione creerebbe un pericoloso debito di serie A e un debito di serie B, con il rischio concreto di seri danni sul rating dei nostri BTP, esattamente come accade per il MES.
L’argomento del minor costo degli interessi sul debito UE rispetto ai titoli nazionali è, secondo l’articolo, privo di pregio. Attualmente, il BTP decennale costa solo 50 punti base in più rispetto ai titoli emessi dalla Commissione e appena 20 punti in più rispetto ai titoli francesi. Accettare prestiti da Bruxelles significherebbe ammettere di aver perso l’accesso ai mercati, con tutte le prevedibili conseguenze. Quei 50 punti base di differenza sono un’inezia rispetto al costo del gigantesco mostro burocratico, di controlli e di prestiti UE. Poi questi soldi a cosa servirebbero? A rilanciare l’economia italiana? Non proprio.
Una Trappola per l’Autonomia di Spesa
L’esperienza con il Next Generation EU ha già insegnato una lezione amara: una volta ricevuti quei prestiti, si “spendono come decide Bruxelles”, a prescindere dagli effetti reali sulla crescita del paese. Si prendono in prestito soldi, quelli si da restituire, ma non per spenderli in quello che serve a noi, ma per finalità che nulla hanno a che fare con il benessere dei cittadini e con la crescita del paese, esattamente come è successo con buona parte del PNRR.
La Resistenza e la Tattica del “Ballon d’Essai”
Nonostante le crescenti esigenze di difesa e competitività economica spingano alla ricerca di nuove soluzioni , paesi come Germania, Svezia e Paesi Bassi si oppongono fermamente a un nuovo debito comune per erogare sussidi. La Germania, in particolare, considera i sussidi “un limite invalicabile”. Tuttavia, l’emissione di prestiti “back-to-back” per la difesa è meno controversa. Il negoziato si preannuncia arduo, complicato dalle pressioni per aumentare la spesa nazionale per la difesa e dalla resistenza dei “contributori netti” (tra cui l’Italia) a incrementare i contributi nazionali.
Giustamente Liturri sottolinea come la fuga di notizie del Financial Times sia, quasi sicuramente, un “classico ballon d’essai” , una tattica teorizzata dall’ex Presidente Jean-Claude Juncker: “Decidiamo qualcosa, poi la rendiamo pubblica e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non ci sono proteste o rivolte perché la maggior parte delle persone non capisce nemmeno cosa è stato deciso, allora andiamo avanti, passo dopo passo, finché non si potrà più tornare indietro”. Una tattica che se ne infischia di trattati, di democrazia , dei popoli, solo al servizio di quelle migliaia di ricchi , grassi, burocrati di Bruxelles con stipendi a partire dai cinque zeri.
Rifiutare il pericolo
L’Italia dovrebbe schifare e respingere qusti piani, da subito, e non sarebbe da sola. . La compatibilità con i Trattati europei e, soprattutto, con la Costituzione tedesca e i limiti stabiliti dalla Corte di Karlsruhe, è già un argomento che dovrebbe bastare a fermare questi piani.
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