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Nucleare: la nuova via indiana all’energia passa per autarchia e SMR

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L’India vuole sviluppare l’energia nucleare come strumento per una fornitura stabile di energia senza l’utilizzo di fonti carboniche, ma come riporta Carbon Copy, la via che il grande paese vuole percorrere è diversa dal passato.

Le innovazioni sono diverse, sia dal punto di vista tecnico, sia organizzativo.

La via delle Joint Venture. Per cominciare i nuovi reattori non verranno installati esclusivamente dalla società statale che si occupa di energia nucleare, la Nuclear Power Corporation of India (NPCIL), ma queste nuove costruzioni avverranno in collaborazione e sotto forma di Joint Venture con altre società, sempre statali, nel settore energetico, come la National Thermal Power Corporation (NTPC), che si occupa normalemente della gestione degli impianti termici.

La NTPC si è impegnata a installare almeno 2 GW di energia nucleare, senza emissioni di carbonio. In questo caso NPCIL viene a portare il know how nucleare, mentre NTPC porta le risorse finanziarie, che può raccogliere con maggiore facilità.

L’energia nucleare richiede un grosso investimento iniziale che, però, dura per decenni, mentre  la termica ha un costo continuo di produzione e quella solare decade dopo 15 anni.

Kudakulam reattori

Qui passiamo al secondo punto: i costi. Un MW prodotto da un reattore importato Westinghouse è pari a 400 milioni di Rupie a MW (circa 43 milioni di euro) , mentre un MW da costruzione nazionale viene a costare 120 milioni di Rupie (circa 13 milioni di euro), Una centrale idroelettrica 80 milioni di rupie.

Quindi l’India deve sviluppare propri reattori, se vuole mantenere un costo dell’energia competitivo, ma questo richiede un passo avanti non tanto tecnologico, ma di standardizzazione e di industrializzazione, perché, in questo momento, centrali diverse seguono standard diversi. La via è quella di seguire la strada fatta per le centrali termiche e sviluppare un nuovo standard, compatibile con quelli internazionali, anche per l’energia nucleare.

In questo campo si stanno facendo dei grandi passi avanti. Due reattori standard da 700 MW stanno per essere costruiti a Kakrapar e altri sono in progetto in altre località. Si tratta di impianti a acqua compressa di tecnologia tradizionale.

La scommessa degli SMR.  Se finora la costruzione dei reattori in India ha seguito una strada tradizionali, molti vedono il futuro negli SMR, i piccoli reattori modulari costruiti fuori dal luogo di installazione finale in impianti che dovrebbero essere in grado di essere prodotti in grande serie.

Attualmente il costo di produzione in loco del reattore costituisce il 40% del costo dell’impianto, per cui un reattore che costi meno sarebbe benvenuto. Il problema è cche gli SMR presentano, allo stato attuale, gli stessi problemi di smaltimento dei rifiuti nucleari dei reattori maggiori, mentre la loro costruzione economicamente conveniente parte solo dopo il raggiungimento di un break even che viene calcolato attualmente sui 700 impianti, a fronte di ordini che, per ora, sono solo di una quarantina.

Si calcola che il costo quindi, per ora, non sia ancora competitivo, anche perché chi sviluppa questi reattori sono società occidentali con costi superiori a quelle indiane, di circa 200 milioni di rupie a MW. Esiste un piccolo reattore locale, l’AHWR300-LEU da 300 MW, ma si tratta non di un reattore modulare, bensì di un reattore avanzato a torio-plutonio.

Quindi l’India inizia una propria strada autonoma all’energia nucleare che avvia verso una decarbonizzazione con una fornitura di energia stabile. Lo sviluppo di questa industria potrebbe quindi portare a uno stravolgimento dei costi anche a livello mondiale, perché gli impianti indiani verrebbero a essere molto meno costosi di quelli occidentali e perfino cinesi. Se l’India sviluppa elevanti standard di sicurezza potrebbe essere il grande competitor futuro in questo settore dell’energia.

 


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