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Economia

Nike, Puma e Adidas chiedono a Trump di togliere i dazi. Perché dovrebbe farlo?

L’associazione dei marchi di calzature e prodotti sportivi chiede di togliere i dazi a Vietnam, Indonesia e Bangladesh, così da poter importare ancora negli USA scarpe sportive fatte nel terzo mondo. Perché Trump dovrebbe ascoltarle ?

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Un’associazione professionale che rappresenta i produttori di calzature ha chiesto all’amministrazione Trump di prendere in considerazione l’esenzione dai dazi doganali per i propri prodotti, sostenendo che tali tasse comporterebbero un aumento dei prezzi negli Stati Uniti e la chiusura di alcune aziende.

In una lettera datata 29 aprile, i distributori e i rivenditori che operano nel Paese hanno invitato il presidente americano a riconsiderare la sua posizione, sostenendo che tali dazi costituiscono una “minaccia esistenziale” per il settore. “Se la situazione attuale dovesse persistere, i lavoratori e i consumatori americani del settore calzaturiero ne soffriranno”, si legge nella lettera. ‘Si tratta di un’emergenza che richiede un’azione e un’attenzione immediate’.

Nike, Adidas, Under Armour e Puma affermano che i dazi doganali “non riporteranno la produzione di calzature negli Stati Uniti”, poiché ciò richiederebbe “ingenti investimenti di capitale e anni di pianificazione per riorientare le fonti di approvvigionamento”. Le aziende non possono assorbire i nuovi costi e allo stesso tempo adeguare i propri modelli economici, sostengono in sostanza.

Il tutto mentre i principali paesi in cui vengono prodotte le scarpe da ginnastica dei grandi produttori di articoli sportivi sono particolarmente presi di mira dall’amministrazione Trump. Il Vietnam, dove viene prodotta la metà delle scarpe Nike, è minacciato da un dazio supplementare del 46%. L’Indonesia, che rappresenta il 27% della produzione americana, potrebbe invece vedersi imporre dazi doganali aggiuntivi dell’ordine del 32%.

Ovviamente nessuna di queste marche pensa a produrre scarpe negli USA, che sarebbe la vera soluzione al propblema, opure a cambiare una politica che spinge tutto sulle sponsorizzazioni sportive invece che sul loro prodotto. Tra l’altro di quattro aziende che hanno firmato la lettera, due sono tedesche: cosa importa Trump dei loro utili o delle loro catene logistiche? Se non venderanno le scarpe negli USA, qualcun altro rileverà i loro negozi e le venderà al loro posto.

Il mese scorso, Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni degli aumenti dei dazi doganali (esclusa la Cina, dove viene mantenuta una sovrattassa del 10%), in particolare quelli destinati al Vietnam e all’Indonesia. Una decisione che i grandi della moda sportiva vorrebbero permanente, ma questo ovviamente non avverrà. Perché dovrebbe avvenire, per permettere loro di sfruttare ancora i lavoratori nei paesi in via di sviluppo per fare scarpe mediocri?

 

 


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