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NELLA UE VIGE IL METODO DELLE MUTANDE A PALLINI VIOLA! (di A.M.Rinaldi)

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Ormai è palese anche all’uomo della strada che la nostra appartenenza all’Unione Europea, e più in particolare alla moneta unica, è stato un pessimo affare. Nel senso che da troppo tempo ormai la bilancia della convenienza alla partecipazione pende sempre più dal lato della non convenienza e i governi che ci hanno rappresentato (si fa per dire!) non hanno fatto assolutamente nulla per modificare questa situazione che ha letteralmente fatto andare alla deriva il nostro Paese.

Ma ci siamo mai chiesti  perché siamo sempre più con il cappio al collo ed ostaggio dell’Europa completamente impotenti nel riuscire a portare a casa anche il più che minimo vantaggio a nostro favore?

Molti penseranno che il peccato originario di aver lasciato “condurre le danze” alla Germania e alla Francia nella costruzione dell’Unione Europea, resa necessaria come evoluzione della CEE per poter creare un mercato unico condizio per l’introduzione di una moneta unica, abbia condizionato in modo irreversibile il nostro “peso” decisionale a Bruxelles.

Certamente questa “abdicazione” di ruolo nella definizione del nuovo ordine necessario dopo la caduta del muro di Berlino ha influenzato fino ad ora la nostra appartenenza all’aggregazione europea, ma “fatta ormai la frittata”, non siamo mai stati capaci di recuperare spazi e posizioni che, nonostante i nostri status di seconda impresa manifatturiera Continentale, dopo la Germania, e di terzo paese contribuente tra i 28, ci sarebbero spettati di diritto.

Basti pensare che dal giorno della caduta del Muro, che diede il via alla frenetica evoluzione europea, al giorno in cui abbiamo materialmente avuto nelle nostre tasche l’euro, in Francia si sono avvicendati due Presidenti della Repubblica, Mitterrand e Chirac, e in Germania due Cancellieri, Kohl e Schroeder, mentre in Italia, nel solito valzer di poltrone, alleanze, crisi pilotate e accordi sottobanco con la benedizione del Colle, ben 17 (leggasi diciassette!) Presidenti del Consiglio!!!

E’ pertanto facile comprendere dopo questa constatazione, più di ogni altra parola, che la nostra “forza” esercitata sui tavoli europei è sempre stata nulla, tuttavia l’errore fondamentale, per il quale siamo ormai considerati a tutti gli effetti una Colonia del Nord, è l’approccio metodologico che abbiamo avuto, e abbiamo tutt’ora, con tutto ciò che viene deciso (sarebbe più corretto dire imposto) da Bruxelles, Francoforte e Berlino.

Metaforicamente parlando questo status quo è da considerarsi possibile grazie al metodo delle “mutande a pallini viola” adottato sistematicamente dalla Germania, cioè nel fatto che Berlino è sempre protagonista nel proporre iniziative e tutti gli altri si ritrovano nella situazione di doversi adeguarsi. Se la Germania decide per esempio, per propria convenienza, che tutti gli altri membri debbano indossare le mutande a pallini viola perché così gli garba, nessuno, con noi in testa, riesce a contrastarla e si deve adeguare obtorto collo, anche se magari qualcuno avrebbe   preferito indossarle a pallini rossi o azzurri.

Tutto questo perché siamo incapaci di bloccare a monte le iniziative tedesche, qualsiasi esse siano, e immancabilmente ci ritroviamo nel dover rispettare regole quando non è più possibile intervenire per modificarle verso condizioni più favorevoli e meno penalizzanti nei nostri confronti.

Ma oltre alle responsabilità della classe politica italiana, completamente inadeguata ed incapace di intraprendere anche le più che minime strategie nell’interesse del Paese, abbiamo avuto una diplomazia e una classe di funzionari assolutamente assenti nel tessere accordi ed alleanze con altri paesi al fine di modificare preventivamente ciò che la Germania voleva fosse deciso ad uso e consumo delle proprie lobby finanziarie e industriali e per soddisfare i dogmi previsti dall’ortodossia della sua economica che hanno sempre previsto la stabilità dei prezzi e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del pareggio di bilancio come presupposto per la crescita.

Il tutto con il ricatto che le regole vanno assolutamente rispettate perché sancite nei Trattati, Regolamenti e accordi sottoscritti, pena aperture di infrazioni a raffica con la complicità dell’euro ormai divenuto il mezzo tecnico coercitivo per imporre decisioni prese altrove bypassando le Sovranità nazionali e in totale sfregio delle Carte Costituzionali.

Quindi condannati a subire sempre di rimessa a valle dopo che le strategie e volontà tedesche oramai risultano già codificate e pertanto vincolanti invece di intervenire preventivamente a monte affinché tengano conto anche delle nostre sacrosante esigenze.

Ma perché chi ci ha rappresentato (si fa sempre per dire) non ha mai operato tenendo conto di queste semplici ed ovvie considerazioni? Ma è chiarissimo: se non avessero agito in questo modo non avrebbero avuto dall’Europa quella certificazione che non hanno mai avuto in patria e pertanto si sono sempre accontentati di ricevere una pacca sulla spalla e un sorrisetto nelle rituali foto di gruppo spacciandole poi come prova di alto gradimento fra i partners in cambio di una firma distratta su tutto quello che si metteva davanti. Nessuno si è mai preoccupato di verificare preventivamente gli effetti prodotti dalle nuove regole invece di correre ad accettarle a scatola chiusa per paura di essere accusati di non essere in grado di rispettarle.

Se non l’avessero fatto molto probabilmente non sarebbero riusciti a rimanere in sella per più di 24 ore e si sarebbero ritrovati nel fare i lavavetri (con tutto il rispetto per chi è costretto a farlo per necessità) visto il loro grado di preparazione e lo scarso senso di attaccamento agli interessi del Paese.

L’amara considerazione che abbiamo consegnato il nostro Paese ad altri senza combattere issando la bandiera bianca della resa incondizionata nonostante non sia mai stato sparato neanche un colpo di cerbottana!

Antonio M. Rinaldi


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