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Moneta di stato

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In questa intervista con Sandro Torella affrontiamo il tema della moneta di stato, perché tutti ormai credono che solo il sistema bancario posso creare denaro.

Secondo l’articolo 128 comma 2 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, “Gli Stati membri possono coniare monete metalliche in euro con l’approvazione della Banca Centrale Europea per quanto riguarda il volume del conio. Il Consiglio, su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo e della Banca centrale europea, può adottare misure per armonizzare le denominazioni e le specificazioni tecniche di tutte le monete metalliche destinate alla circolazione, nella misura necessaria per agevolare la loro circolazione nell’Unione“.

Le monete destinate alla circolazione nell’Unione sono quelle standard che conosciamo da 10 centesimi a 2 euro, ma anche le monete celebrative da 2 euro. Ovviamente se le guardate nel dettaglio, la provenienza da ogni Stato è ben riconoscibile in una delle due facce, perché contiene simboli del paese che le conia, come esercizio della propria sovranità monetaria. L’Italia ha una “R” e una “I” sovrapposte che sono le iniziali di Repubblica Italiana.

Ma esiste un altra categoria di monete, definite “monete da collezione”, che possono essere emesse dagli Stati con valori diversi da quelli stabiliti dalla BCE, in Italia da 5, 10, 20 e 50 euro, ma in altri Stati anche valori strani come 2,5-3-7,5 euro. Queste monete sono soggette all’approvazione del volume di conio da parte della BCE, ma gli Stati ne coniano quantità molto diverse tra loro e la BCE le ha sempre approvate. In particolare la Germania e l’Austria si distinguono per coniarne quantità abbastanza elevate, i tedeschi il 50% percento delle altre, mentre gli austriaci ben il 200% delle altre.

È curioso evidenziare che secondo l’articolo 5 del Regolamento UE n. 651/2012, “1. Le monete da collezione hanno corso legale soltanto nello
Stato membro emittente” e nello stesso articolo “5. Gli Stati membri adottano tutte le misure necessarie per scoraggiare l’uso delle monete da collezione come strumento di pagamento“. Quindi le monete da collezione sono a corso legale, cioè ad accettazione obbligatoria, e possono circolare, ma viene consigliato agli Stati membri di “scoraggiare” l’uso come strumento di pagamento. In pratica è come le sigarette, che è permesso fumarle ma lo Stato, con le scritte sui pacchetti, ne “scoraggia” l’uso.

Comunque nel 2016 proposi in un Convegno alla Camera dei Deputati di coniare monete da 5 e 10 euro con i monumenti distrutti dal terremoto di Marche ed Umbria, in particolare le cattedrali di Amatrice e Norcia, e finalmente nel 2018 la Zecca di Stato coniò una moneta da 5 euro su Amatrice molto simile a quella da me disegnata.

La particolarità di queste monete è che hanno la scritta per esteso “Repubblica Italiana” a dimostrazione che la sovranità monetaria è ancora giuridicamente dello Stato italiano, come dichiara anche la Banca d’Italia sul suo sito nella pagina dedicata al signoraggio, dove al centro ed in grassetto scrive: “Oggi, quindi, il signoraggio viene percepito in prima battuta dalle banche centrali, le quali tuttavia lo riversano poi agli Stati, titolari ultimi della sovranità monetaria. La principale differenza consiste nelle modalità con cui si forma il signoraggio. Quando la moneta è prodotta dallo Stato, è quest’ultimo che, spendendola ad esempio per acquistare beni e servizi, la mette in circolo nell’economia e realizza immediatamente il controvalore, al netto dei costi di produzione. Quando invece è la banca centrale a emettere le banconote (o, più in generale, la base monetaria, che include anche le riserve costituite dalle banche su conti presso la banca centrale), queste non sono spese in beni e servizi ma fornite alle banche commerciali, in forma di prestito, per le esigenze del sistema economico, o utilizzate per l’acquisto di attività finanziarie, come i titoli di Stato o le attività in valuta estera; al valore delle banconote, iscritto al passivo del bilancio della banca centrale, corrisponde quindi l’iscrizione di attività fruttifere nell’attivo del bilancio, che rendono un interesse. 

In conclusione lo Stato non solo può coniare monete metalliche, ma ne percepisce integralmente il signoraggio, dato dalla differenza tra il valore nominale ed il costo di conio, che ovviamente aumenta se il numero di pezzi si avvicina a quello della Germania (3-4 milioni di pezzi per ogni moneta) e non se rimaniamo sulle tirature dell’Italia da 15-20.000 pezzi solamente.

Le monete metalliche da collezione potrebbero quindi essere coniate in quantitativi superiori al milione di pezzi per ogni moneta, rappresentare i monumenti del nostro grande patrimonio edilizio ed artistico, in modo che il signoraggio relativo potrebbe essere utilizzato per recuperarlo e valorizzarlo.

Fabio Conditi

Presidente di Moneta Positiva

https://monetapositiva.it/

 


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