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Lo sciopero dei commercialisti? Finalmente, e ad oltranza. Le professioni sono state troppo umiliate

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Lo sciopero dei commercialisti sarà, e sarà ad oltranza. Non sarà subito, per non chiudere le porte al dialogo, ma sarà. La prima scadenza ad essere interessata sarà quella delle   comunicazioni Lipe, la cui scadenza del 16 settembre non sarà rispettata con l’invio dei dati che potrà essere ritardato anche di 8 giorni, per poi proseguire con ogni successiva scadenza fiscale. Tutto questo andrà avanti sino a quando si si verrà incontro alle richieste dei commercialisti, e francamente anche dei cittadini, per un rinvio delle scadenze fiscali.  Questa è l’intenzione di Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazione dei dottori commercialisti (Adc) e Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti (Anc), con un impegno che copre tutte le nove associazioni del settore.

La data del 16 settembre è particolarmente importante perchè coinvolge le comunicazioni IVA trimestrali  e interesserà anche l’invio degli F24, per cui il governo, che non vuole concedere il rinvio perchè ha paura di non poter valutare gli incassi fiscali, si troverà comunque a non conoscere i dati che ritiene essere così importanti. L’azione vuole anche mettere in evidenza come questa categoria, essenziale nella sua attività per lo stato, sia stata completamente dimenticata da Gualtieri e dal MEF.

Ormai i commercialisti, con tutti i loro vincoli operativi, sono dei veri e propri “Ausiliari dell’agenzia delle entrate” più che al servizio dei propri clienti e la protesta metterà in luce come senza questa categoria le azioni fiscali del governo diventino inutili. Tra l’altro il MEF si è sempre rifiutato di coinvolgere questi professionisti sulle discussioni sui temi fiscali, nonostante le loro idee sulla semplificazione e la loro indubbia conoscenza dell’effetto del sistema fiscale sulla popolazione.

Ricordiamo che lo scorso anno, senza particolari problemi per le casse pubbliche, si era riusciti a rinviare al 30 settembre le scadenze fiscali, mentre ora, in pieno COVID-19, questa semplice mossa sembra diventata impossibile.


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