Euro crisis
L’Italia al primo posto tra le reference entity nei credit default swap (di Fabrizio Zulli)
Ci siamo già occupati di cosa stesse accadendo nel mercato dei contratti finanziari derivati a copertura del credito in un precedente articolo, e di come la ridenominazione in dollari di alcuni di essi avesse a che fare con il rischio percepito dagli investitori, già da qualche tempo sempre più evidente, di un eventuale dissolvimento dell’Eurozona.
Nel presente articolo proviamo a indagare su un particolare tecnico che pone il nostro Paese al primo posto tra le reference entity nei cosiddetti CDS (credit default swap).
Il CDS come sappiamo è un contratto finanziario bilaterale negoziato fuori Borsa, nel quale una parte (protection buyer) paga un premio come commissione periodica alla controparte (protection seller), ricevendo in cambio la copertura parziale o totale sul relativo rischio di credito di un determinato soggetto terzo (reference entity).
Senza entrare nel merito di ciò che avviene in un contratto a copertura del credito (rimandiamo qui per un piccolo approfondimento), secondo i dati dell’International Swaps and Derivatives Association, tra le reference entity, cioè i soggetti terzi da cui vogliamo assicurarci, figurano proprio l’Italia, la Germania e la Francia, i principali Paesi membri dell’Eurozona.
Dai dati possiamo osservare i valori nozionali netti rispetto a ogni singolo soggetto di riferimento quale somma della rete di protezione acquistata da compratori netti (o protezione equivalente netta venduta da venditori netti).
L’importo nozionale si riferisce alla quantità nozionale della protezione del credito, pari al valore dei debiti e delle obbligazioni sia di Stato sia corporate, ed è utilizzato per ricavare il premio da pagare per ciascun periodo e gli importi di recupero in caso di inadempienza della reference entity.
Se invece andiamo a considerare i valori nozionali lordii come la somma dei contratti CDS acquistati (o equivalentemente venduti) per tutti i contratti aggregati per settore o per entità di riferimento, osserviamo per l’Italia un valore poco più di 374 miliardi di dollari, di gran lunga maggiore rispetto ad altri Paesi da cui ci si vuole proteggere finanziariamente.
Attenzione! Il valore nozionale non è certamente associabile a una certa misura di rischioii.
In realtà, gli importi di riferimento sono solo vagamente correlati al rischio. Infatti, i fondi netti effettivamente trasferibili dipendono dal tasso di recupero (il cosiddetto recovery rate) sia delle obbligazioni sia degli altri strumenti di debito sottostanti, ossia dalla percentuale che l’obbligazionista recupera rispetto al valore nominale del bond quando l’emittente finisce in default o in bancarotta.
Inoltre, è bene precisarlo, la compensazione degli obblighi derivanti da un contratto di master agreement dell’ISDA e l’eventuale collateralizzazione riducono le esposizioni creditizie per meno dell’uno per cento del valore nozionale.
I dati fuori Borsa raccolti dall’ISDA non ci dicono quanti contratti si riferiscono al settore pubblico e quanti al settore privato, sicuramente essi vanno interpretati come un ulteriore campanello di allarme della mancanza di credibilità in cui versa il sistema Italia.
Ma di questo siete già consapevoli!
Il valore nozionale lordo aggregato e i dati contrattuali forniti sono calcolati su una base commerciale. Ad esempio, una transazione su un nozionale di $ 10 milioni tra acquirente e venditore della protezione viene segnalato come un contratto per $ 10 milioni nozionale lordo, al contrario di due contratti per $ 20 milioni nozionale.
ii Data la crescente consapevolezza che il valore nozionale non è una misura utile di rischio, ci sono sforzi per fornire dati più significativi. Un esempio è la decisione della Depository Trust & Clearing Corporation di pubblicare importi nozionali dei credit default swap registrate nella sua Trade Information Warehouse. I dati, aggiornati settimanalmente, sono valori nozionali lordi e netti di tutte le operazioni su indici e delle operazioni single-name per le 1.000 entità di riferimento più comuni.
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