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“L’EURO E LA SUA MINACCIA PER IL FUTURO DELL’EUROPA”, ESTRATTI DALL’ULTIMO LIBRO DEL PREMIO NOBEL

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libro di stiglitz

 

 

Vi proponiamo alcuni estratti dall’ultimo libro del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz che uscirà in inglese il 16 agosto “L’Euro, come la moneta comune minaccia il futuro dell’Europa”. Naturalmente non vedrete mai Stiglitz in una nostra TV o su un nostro media mainstream: lui è un economista, mica una scimmia ammaestrata a presentare qualsiasi amenità provenga dai Padroni. Del resto in Italia abbiamo economisti del calibro di Gozi e della De Germanis, cosa possiamo volere  di più. Proprio per questo vi consiglio di leggerlo con attenzione.

Scusate la mia traduzione dalla lingua anglosassone…

I difensori dell’euro giustamente affermano che questo non era solo un progetto economico che cercava dimigliorare gli standard di vita tramite il miglioramento nell’efficienza di allocazione delle risorse,  perseguendo i principi del vantaggio comparato, migliorando la competizione e avvantaggiandosi delle economie di scala per rafforzare la solidità economica, ma principalmente  era un progetto politico: infatti si supponeva migliorasse l’integrazione politica dell’Europa, avvicinando le nazioni e garantendo una coesistenza pacifica.  

L’euro ha fallito nel  raggiungere entrambi gli obiettivi principali di prosperità e di integrazione politica: questi fini sono ora più distanti di quanto fossero prima della creazione dell’eurozona. Invece che pace ed armonia le nazioni europee ora si guadano reciprocamente con  diffidenza e rabbia. I vecchi stereotipi sono rinati con il nord Europa che si lamenta dell’inaffidabilità e della pigrizia del sud, mentre sono spesso ricordati i comportamenti della Germania nelle due guerre mondali.

L’eurozona ha dei difetti di costruzione. La sua struttura , le regole, le norme e le istituzioni che la governano, sono da biasimare per le scarse prestazioni economiche della regione, incluse le sue crisi multiple.  La diversità, l’etereogeneità dell’Europa erano la sua forza, ma per una moneta unica funzionare in un’area con enormi differenze politiche ed economiche non è semplice. La moneta unica richiede un cambio fisso fra le diverse nazioni ed un singolo tasso di interesse. anche se questi riflettono la situazione della maggioranza dei paesi membri c’è la necessità di schierare numerose istituzioni per aiutare quei paesi per i quali le politiche monetarie non sono adatte. L’Europa ha fallito nel creare queste istituzioni di compensazione.

Ancora peggio, Le strutture dell’eurozona sono state create secondo una certa idea di ciò che era necessario per il successo economico, ad esempio la che la banca centrale dovesse concentrarsi sull’inflazione. al contrario del mandato  della Federal reserve che comprende  obiettivi quali  l’occupazione, la crescita e la stabilità. 

Il problema quindi non era soltanto  che l’eurozona non fosse strutturata per risistemare le diverse economie europee,  era che la struttura dell’eurozona, le sue leggi e i suoi regolamenti non erano stati progettati per promuovere la crescita , l’occupazione e la stabilità”.

……

“Probabilmente è naturale che i leader dell’eurozona vogliano incolpare la vittima, le nazioni in recessione o depressione o barcollanti per il risultato di un referendum, per  essere giunti alla situazione attuale. Non vogliono incolpare se stessi e le grandi istituzioni che hanno aiutato a creare ed a cui ora sono a capo. Ma incolpare la vittima non risolverà il problema dell’euro, e soprattutto ciò è largamente ingiusto”

  

 


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