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La UE e la BCE ci vogliono sotto ricatto: Ottimo pezzo di Liturri su Startmag

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Se non ci fosse Giuseppe Liturri per svelare le trappole ed i magheggi antidemocratici dell’Unione e della BCE bisognerebbe crearlo. Il problema è semplice: con il programma PEPP tutti i paesi anche quelli sporchi, brutti e cattivi del Mediterraneo, hanno potuto ottenere risorse finanziarie su larga scala dalla BCE senza “Condizionalità” da piano quinquennale sovietico fissate della UE. questo ha depotenziato notevolmente gli strumenti di dominio e ricatto chiamati MES e prestiti del Recovery Fund, collegati all’applicazione delle politiche di austerità o all’effettuazione di investimenti a bassa-nulla redditività e produttività. Praticamente la BCE ha permesso agli stati di tornare ad agire ed investire per il bene dei propri cittadini, Italia esclusa, dove il PD prosegue con la sua repressione . Qyuesta libertà non poteva proseguire, quindi la BCE ha intenzione di mettere come precondizione l’utilizzo dei prestiti della UE; MES e Recovery Fund, per l’accesso ai programmi APP e PEPP. Prendiamo le parole di Liturri da Startmag:

Questa volta è toccato ai giornalisti della Reuters farsi portavoce di un messaggio nemmeno tanto vagamente minaccioso, ma invece piuttosto esplicito: la Bce fa sapere ai Paesi dell’Eurozona – che stanno emettendo titoli pubblici in libertà, nella relativa sicurezza che, una volta sul mercato, tali titoli saranno comprati a piene mani dalla Bce – che sarebbe “consigliabile” evitare di snobbare i prestiti offerti tanto generosamente dalla Ue. Per essere definitivamente convincente, La Bce potrebbe cambiare i criteri di ripartizione dei propri acquisti, fino ad oggi generosamente sbilanciati verso i titoli italiani e spagnoli (ma non solo), disincentivando così la convenienza ad emettere titoli di Stato e costringere gli Stati membri a rivolgersi invece ai prestiti che l’anno prossimo la Commissione erogherà nell’ambito del Recovery Fund o, più propriamente, Next Generation EU.

La Reuters cita ben quattro fonti interne alla Bce, secondo le quali sarebbe in corso una discussione sul potenziamento del programma APP (condotto seguendo una rigida chiave di ripartizione tra gli Stati) o il più recente programma PEPP (contraddistinto da ampia flessibilità).

Con il secondo programma, l’Italia ha potuto beneficiare di acquisti fino al 30/9 per 95 miliardi su un totale di 512 (il 18,6%, che diventa 20% escludendo i titoli emessi da istituzioni sovranazionali) che, insieme agli acquisti del programma APP (specificamente PSPP) hanno assorbito per intero le emissioni nette del Tesoro nel periodo marzo-settembre. Troppo comodo così, devono aver pensato tra Bruxelles e Francoforte.

Gli acquisti da parte della Bce hanno di fatto condotto ad un generalizzato abbassamento dei rendimenti dei titoli pubblici lungo tutte le scadenze, al punto da rendere molto più attrattivo indebitarsi sui mercati emettendo titoli che non sono gravati da alcuna condizione, anziché ricevere prestiti dalla UE condizionati all’utilizzo verso ben determinate finalità (transizione ambientale, digitale, ecc…) , oltre che al rispetto di stringenti condizioni macroeconomiche contenute nelle “Raccomandazioni Paese”.

La Lagarde quindi si è piegata ai voleri di dominio della UE ed al suo desiderio di piegare le politiche nazionali a finalità oscure ed inefficienti, obbligando gli stati ad utilizzare i fondi in prestito, cifre che dovranno essere restituite, che, dato la scarsa efficienza degli investimenti collegati, si convertiranno in nuovo debito comunque, ma a quel punto più oneroso.

In questo caso probabilmente lo scarso interesse spagnolo e portoghese per i fondi in prestito del Recovery Fund è stato l’elemento che ha spinto la BCE a queste affermazioni: chi sono questi staterucoli per ribellarsi l potere della UE? Il senso di onnipotenza dei funzionari, non eletti, della UE è enorme ed assoluto, e non si faranno problema nello schiacciare gli stati nazionali. Naturalmente nei limiti in cui noi lo permetteremo.


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