Seguici su

Attualità

LA “TASSA SUL GRASSO” DANESE: storia di un fallimento in un paese onesto. Immaginiamo in Italia

Pubblicato

il

 

Quando si sente lo Stato che vuole rendere i cittadini più sani a suon di tasse bisogna acuire l’attenzione, e questo per due motivi:

  • lo stato “Etico” non è desiderabile, perchè le scelte etiche spettano ai cittadini, non allo stato;
  • questo tipo di operazioni è solo alla base di un mero aumento della tassazione e di incremento delle entrate. Non si vuole far altro che spremere i cittadini per avere più soldi da spendere e più potere da utilizzare.

Tra l’altro la storia ci mostra come ci siano stati esempi di questo tipo di tassazione e siano stati totalmente fallimentari. Prendiamo il caso della Danimarca. Nell’ottobre 2011 venne  imposta una tassa sull’utilizzo dei grassi insaturi, pericolosi quindi per la salute, nei cibi. La tassa aveva come obiettivo quello di guidare ad un’alimentazione migliore, ed era fiscalmente neutra: tanto veniva preso dall’imposta, in previsione, quanto veniva investito nei contributi economici per le scelte alimentari sane. Una tassa “Onesta”, fatta da un governo “Onesto”.

Purtroppo la tassa fu tolta nel 2013, solo dopo 15 mesi di applicazione e può essere considerata un bel disastro. Infatti:

  • vi fu un forte incremento degli acquisti transfrontalieri, in Germania e Svezia, con un danno all’economia danese;
  • fece aumentare l’inflazione del 4,7% riducendo il reddito disponibile per le famiglie del 0,8%;
  • i costi amministrativi dell’imposta furono enormi, elevatissimi;
  • si calcola che portò ad un calo di 1300 posti di lavoro per in Danimarca;
  • l’imposta anche dal punto di vista economico fu un bidone, perchè la gente cercò di aggirarla in ogni modo.

Insomma una tassa fortemente controproducente, che presto divenne la più odiata di Danimarca.

Si è detto che la tassa, una volta introdotta, abbia ridotto il consumo di grassi insaturi del 10-15%, Peccato che questo fu solo un effetto temporaneo dovuto all’accaparramento avvenuto in precedenza, con i cittadini che avevano riempito le dispense di olio e di buon burro, come si può vedere dal successivo grafico:

 

Si calcola che, passati i primi tre mesi, il calo nel consumo effettivo del grasso sia stato pari a solo lo 0,6%. I consumatori semplicemente si spostarono su prodotti di costo inferiore, qualità inferiore, spesso prodotti in paesi con costi di produzione inferiore ed all’estero.

Gli effetti sulla salute? Dubbi: alcune ricerche parlano di un calo delle malattie cardiache dello 0,2%, altri di un aumento dello 0,3%. Fondamentalmente non ci fu un effetto significativo.

Ora abbiamo parlato del caso di un paese onesto, che fece una misura fiscalmente neutra. Pensate ad un’imposta simile applicata in Italia da un governo vorace e nemico delle aziende. Avrete un’dea precisa di cosa possa succedere. Il tutto per nulla.

 


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito