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La “Spirale prezzi – Salari”: nemica dell’ordine costituito, eppure una necessità

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Con l’inflazione che ha superato l’otto per cento in area euro, lo sfiora in Germania e arriva al 6,9% in Italia quello che sentite pronunciare come la maggiore minaccia per l’economia italiana ed europea, e forse per il mondo, è la cosiddetta “Spirale prezzi-salari“.

Per spiegare il fenomeno facciamo una premessa: l’inflazione europea, al contrario di quella USA, è strettamente legata allo shock dei prezzi energetici iniziato nella seconda metà del 2021, per motivi che su Scenari avete letto più volte e che non ripeteremo qui. quindi non è un’inflazione causata da un’accelerazione eccessiva dell’economia, ma da fattori esterni. Questo fa si che se l’inflazione tedesca è al 7,9% questo non deriva, se non parzialmente, dalla dinamica salariale, ma da un oggettivo impoverimento: i lavoratori tedeschi sono più poveri del 7,9% , o meglio del 7,9% meno l’incremento, molto minore , dei salari.

Facciamo un esempio pratico: ammettiamo teoricamente che il mercato del lavoro di un paese  porti a una situazione di equilibrio in cui  la paga del lavoratore gli permetta di comprare 10 kg di pane, 10 kg di verdure e 10 kg di carne al mese. Nel momento in cui vi fosse in quel paese una carestia, a parità di paga, il lavoratore percepirebbe solo 9 kg di pane 9 di verdure e 8 di carne. La sua paga sarebbe oggettivamente ridotta, in termini reali, e il suo benessere sarebbe molto inferiore. Però a questo punto l’equilibrio sul mercato del lavoro si sarebbe rotto: il salario precedentemente determinato non sarebbe più quello di equilibrio.  Il lavoratore potrebbe decidere di non offrire il proprio lavoro sul mercato ufficiale e, invece, fare scelte alternative quali:

  • offrire il proprio lavoro su altri mercati. Già nel 2019 179 mila italiani sono emigrati all’estero per cercare migliori condizioni di lavoro. Questo numero è destinato sicuramente a salire nel 2022;
  • offrire il proprio lavoro sui mercati “Non ufficiali”, cioè in nero se non criminale, con quello che ne consegue.

Quando leggiamo gli accorati (e fondamentalmente stupidi) articoli sui giornali in cui si afferma che “Non ci sono lavoratori sufficienti” bisognerebbe pensare, al contrario “Non ci sono paghe adeguate”, il che è un problema uguale, se non perfino peggiore.

La famosa “Spirale prezzi-salari” non fa altro che cercare di compensare questa situazione di disequilibrio. Il mercato del lavoro cerca di tornale al salario di equilibrio, o quasi, fra domanda e offerta di lavoro. Altrimenti, senza permettere il riequilibrio, si hanno te effetti;

  • il disequilibrio non si compensa, e la produzione potenziale dell’economia non viene ottimizzata;
  • si spingono i cittadini lavoratori a emigrare, con un effetto non positivo sull’economia, oltre a una caduta sociale devastante;
  • si incentivano attività non ufficiali, cioè illegittime o criminali.

La ricrsa prezzi salari da shock esterno si esaurirà, senza una politica monetaria eccessiva espansiva, una volta  riassorbito lo shock esterno, ma questo prolungherà il periodo inflattivo con conseguenze più politiche che economiche. Si può evitare la spirale prezzi salari senza provocare gli effetti negativi sopra descritti? Si, basterebbe incentivare una politica basata sull’offerta, cioè con una riduzione dei costi indiretti di produzione,  che aumentasse il potere di acquisto dei lavoratori, cioè permettesse loro di tornare ad acquistare i 10 kg di pane , di verdure e di carne sopra elencate. Questo potrebbe avvenire con revisioni del sistema fiscale e contributivo, ma questo significa toccare i servizi pubblici e la previdenza dei lavoratori. Vogliamo mandarli in pensione a ottant’anni o senza pensioni sufficienti? Però possiamo pensare a un taglio di una serie di costi impropri, che hanno contribuito alla spinta inflazionistica. In un paese dove ci sono più organi di controllo che castelli, in cui un imprenditore, grande e piccolo,  non valuta la produzione che riesce a ottenere, ma il numero di adempimenti che deve soddisfare, dove il profumo del pane di un panificio viene a costituire un potenziale inquinante, potete immaginare quanti ci sia da tagliare. Questo però significherebbe colpire le riserve di potere della grande burocrazia, e in Italia, o nella UE, questa è una missione più impossibile che estrarre il gas….

 


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