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Analisi e studi

La Grecia: il paese che si sarebbe salvato, ma dove i cittadini hanno le paghe inferiori a quelle di 10 anni fa

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La Grecia è spesso indicata dai media filo europei come l’esempio virtuoso di un paese che si sarebbe salvato dal baratro del debito. Chi ha voglia di leggersi questo tipo di presentazione, spesso utilizzata come esempio per l’Itallia, può leggersi Repubblica o Linkiesta.

In realtà il rapporto Debito/PIL è comunque pari ancora al 172% del PIL, di poco inferiore agli anni d’oro della crisi del debito pubblico, in cui veleggiava intorno al 178% del PIL.

Se la soluzione c’è stata è, in realtà, solo di superficie, di comunicazione, perché il debito è , più o meno, uguale a prima.

Però ora, da un articolo del quotidiano greco in inglese eKathimerini, vi prensentiamo la realtà della Grecia, direttamente dalle paghe dei lavoratori del paese ellenico:

Il lavoratore greco è l’unico in Europa ad avere ancora un salario nominale più basso rispetto a 10 anni fa. Se si fa un confronto con i livelli precedenti al salvataggio (prima del 2010), le perdite raggiungono il 17% senza tenere conto dei danni causati dall’inflazione.

Anche nel 2013 – nel bel mezzo della tempesta del bailout – la Grecia occupava ancora il 14° posto in Europa in base alla retribuzione media annua di un lavoratore a tempo pieno. Oggi è al quinto posto tra i 27 Paesi membri. La Grecia supera solo Bulgaria, Ungheria e Romania, mentre la differenza con la Polonia è ormai minima.

La divergenza con il resto degli Stati membri europei continua, poiché anche negli ultimi due anni, quando i salari hanno ricominciato a salire, il ritmo di crescita è il secondo più lento dell’Unione Europea.

Uno dei problemi principali è il ritardo nella competitività del lavoro, le detrazioni dai salari – i cosiddetti costi non salariali – che rimangono elevate, nonostante le riduzioni degli ultimi anni, ma anche i salari molto bassi pagati dalle piccole e medie imprese in Grecia. Pertanto, il livello dei salari e la bassa produttività del lavoro emergono come il principale problema delle famiglie.

La bassa produttività del lavoro dipende, nei settori industriali, essenzialmente , dagli scarsi volumi di produzione, secondo la seconda legge di Kaldor, ma perché si prodcue poco? Perché non può essere svalutata la valuta vacendo recuperare la competitività internazionale della produzione ellenica. I greci non sono cattivi o pigri: semplicmente si sono affidati alla classe politica sbagliata. Tra l’altro il calo delle remunerazioni è comunque in una situazione in cui la popolazione attivia, cioè l’offerta di lavoro, cala..

Quindi la Grecia sarà salva, se così si può dire. Sicuramente saranno salvi i creditori e gli speculaziori,  ma i greci no, non sono salvi per nulla.

 

 

 


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