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Analisi e studi

La Federal reserve non dovrebbe ribassarre i tassi. Powell “Tiene duro”

La Federal Reserve oggi parlerà dei tassi, ma non ci saranno dei ribassi. Powell rimane a guardare, in una posizione attendista, perché i segnali soft sono cattivi, ma gli indicatori hard, disoccupazione e inflazione, sono ancora buoni

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La più recente  sui tassi della Federal Reserve sarà annunciata mercoledì 7 maggio alle 20:00 CET/14:00 EDT, con la conferenza stampa del presidente Powell che inizierà 30 minuti dopo. In questa conferenza non sarà presentato un aggiornamento delle proiezioni economiche (SEP) e bisognerà attendere la riunione di giugno per conoscere le previsioni aggiornate.

È opinione diffusa che la banca centrale mantenga i tassi invariati al 4,25-4,50% dopo il rapporto sull’occupazione di aprile, migliore del previsto. In altre parole, la Fed non farà assolutamente nulla, anche se la Cina, come parzialmente già fatto annunciasse una politica monetariaa più morbida e indipendentemente da quello che frà la BCE.

Ma torniamo alla Fed che non fa nulla: i mercati monetari attribuiscono attualmente solo una probabilità del 2% a una riduzione di 25 punti base nella riunione, con un allentamento di 72 punti base previsto entro la fine dell’anno Il 2% è un modo gentile per non dire zero.

Ecco l’attuale costo dei Fed Funds

Durante la riunione e la conferenza stampa di Powell, l’attenzione continuerà a concentrarsi sui commenti relativi all’impatto dei dazi e sulle indicazioni fornite dalla banca centrale.

Ciononostante, è molto probabile che la Fed ribadisca il proprio approccio attendista, in attesa che i dazi di Trump si riflettano sui dati concreti e aiutino la Fed a decidere come procedere. Sulla scia del solido rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti pubblicato venerdì 2 maggio, sia Goldman che Barclays hanno rinviato a luglio i loro prossimi tagli dei tassi previsti per giugno. Si noti che Citi inizialmente prevedeva un taglio di 25 punti base, anche se ha rinviato la sua previsione di taglio dei tassi a giugno, ma continua a prevedere tagli per 125 punti base quest’anno.

Fed in Pausa di Riflessione: Nessuna Svolta Attesa, Occhi Puntati su Dati e Dazi

La Federal Reserve si appresta alla prossima riunione del FOMC con un orientamento largamente atteso di “pausa e osservazione“. Le principali case d’affari, tra cui JPMorgan e Goldman Sachs, convergono nel non prevedere modifiche immediate alla politica monetaria né cambiamenti sostanziali alla dichiarazione post-riunione. La strategia della Fed, come ribadito da diversi suoi esponenti incluso il presidente Powell, è quella di attendere maggiore chiarezza sull’evoluzione economica e sull’impatto delle politiche commerciali, in particolare i dazi dell’amministrazione Trump.

Incertezza Economica e Dati Contrastanti Guidano la Cautela La cautela della Fed è motivata da un quadro economico caratterizzato da segnali contrastanti. JPMorgan ritiene che la descrizione del mercato del lavoro come “solido” e dell’inflazione come “leggermente elevata” rimanga appropriata. Tuttavia, Morgan Stanley si aspetta una revisione al ribasso della valutazione sull’attività economica, indicando un “rallentamento” piuttosto che una “continua espansione”.

Un tema centrale è la divergenza tra i “dati soft” (indagini e aspettative), deterioratisi rapidamente, e i “dati hard” (come quelli sull’occupazione), che finora hanno mostrato resistenza. La Fed appare restia a reagire ai soli dati soft, memore di “falsi positivi” passati, e attende conferme più concrete prima di considerare un cambio di rotta. L’incertezza sulle prospettive economiche, già definita “aumentata” nella riunione precedente, difficilmente si è ridotta.

Dibattito Interno e Pressioni Esterne All’interno della Fed, pur prevalendo la linea attendista di Powell, non mancano voci più accomodanti, come quella del governatore Waller, il quale ha suggerito che attendere troppo potrebbe essere rischioso e si è detto disposto a ignorare gli aumenti di prezzo derivanti dai dazi, considerandoli transitori. Waller ha però indicato che un aumento della disoccupazione potrebbe giustificare tagli dei tassi. Parallelamente, la Fed continua a subire pressioni dall’esterno, con l’ex presidente Trump che invoca un abbassamento dei tassi. La visione prevalente in seno alla Fed è che i dazi comporteranno un aumento dell’inflazione e un rallentamento della crescita, con possibili effetti inflazionistici più persistenti del previsto.

Soglia Più Alta per i Tagli dei Tassi Rispetto al passato, come durante la guerra commerciale del 2019, il FOMC sembra aver fissato una soglia più alta per procedere a tagli dei tassi. Con un’inflazione e aspettative di inflazione più elevate rispetto ad allora, i membri del comitato vorranno vedere prove più convincenti di un rallentamento economico significativo prima di agire. La politica attuale viene descritta con sfumature diverse, da “moderatamente restrittiva” a “significativamente restrittiva”.

Implicazioni di Mercato e Prospettive I mercati, pur non aspettandosi novità immediate dal FOMC, restano focalizzati sull’evoluzione dei dati. Gli operatori di Goldman Sachs evidenziano come la volatilità sia diminuita e come il messaggio di Powell sarà probabilmente in linea con la sua precedente posizione di attesa. Tuttavia, le preoccupazioni strutturali per un rallentamento della crescita e un deterioramento del mercato del lavoro su base prospettica rimangono.

Allo stato attuale questi pericoli di rallentamento vengono ignorati dal FOMC e da Powell, una posizione che politicamente fa del Presidente della Federal Reserve il maggior avversario di Trump, che invece vorrebbe vedere dei tassi più bassi.

Le future mosse della Fed saranno strettamente dipendenti dai dati: un deterioramento del mercato del lavoro o segnali più chiari di recessione potrebbero innescare i tagli dei tassi, che alcuni economisti prevedono a partire dalla seconda metà dell’anno. L’impatto dei dazi sull’inflazione e sulla crescita sarà cruciale nel definire la futura traiettoria della politica monetaria statunitense.


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