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La Danimarca? Ha già venduto pezzi del proprio territorio agli USA, e senza battere ciglio

La Danimarca ha risposto a muso duro a Trump che vuole comprare la Groenlandia, ma in passato hanno venduto, senza problemi se non di prezzo, propri territori proprio agli USA…

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Oggi si fa grande polemica sul desiderio di Donald Trump di far entrare la Groenlandia, ora territorio autonomo sotto sovranità danese, negli Stati Uniti, perchè questo territorio avrebbe un grande valore strategico ed economico per gli USA.

Le affermazioni del presidente eletto hanno suscitato spiriti quasi guerreschi in Danimarca, con il primo ministro che ha affermato che l’Isola “Non è in vendita” e il Paese che parte al riarmo dei propri territori artici, in una vicenda che ricorda, nella ua parte iniziale, “Il ruggito del toopo” di Peter Sellers.

Eppure la Danimarca, in passato, non si è fatto grossi problemi nel vendere agli Stati Uniti una parte del proprio territorio, abitato da danesi da centinaia di anni: infatti quelle che oggi sono le Isole Vergini Americane erano, sino al 1917 le Isole Vergini Danesi. E qui vi vogliamo accennare a questa vicenda.

Le Isole Vergini Danesi, una terra di schiavi e di zucchero, ma per i paesi Nordici

Le Isole Vergini furono fra le prime scoperte europee. Cristoforo Colombo, durante il suo secondo viaggio nelle Americhe nel 1493, avvistò queste terre e chiamò l’arcipelago “Santa Úrsula y las Once Mil Vírgenes” (Sant’Orsola e le undicimila vergini), in onore di Sant’Orsola e delle sue leggendarie compagne.  È così che le isole presero il nome di “Isole Vergini”. Non sbarcò e non le rivendicò per la Spagna, ma l’avvistamento le fece apparire sulle mappe europee.

Le prime contese europee e i tentativi di colonizzazione

Trascuratezza spagnola: Anche se nominalmente rivendicate dalla Spagna, gli spagnoli trascurarono ampiamente le Isole Vergini. Concentrarono i loro sforzi di colonizzazione su isole più grandi e ricche di risorse come Hispaniola e Porto Rico, mentre queste erano terre povere e minuscole

Le numerose baie e insenature delle isole le resero nascondigli ideali per pirati e corsari durante il XVI e XVII secolo. I bucanieri inglesi, francesi e olandesi usavano spesso le isole come basi per razziare le navi e gli insediamenti spagnoli.

Quindi diverse potenze europee, tra cui l’Inghilterra, la Francia, i Paesi Bassi e persino i Cavalieri di Malta, tentarono di stabilire insediamenti sulle isole nel corso del XVII secolo, ma questi primi tentativi furono per lo più fallimentari a causa di conflitti con i gruppi nativi, malattie e mancanza di risorse. E qui subentrano i danesi.

La Compagnia danese delle Indie occidentali: La Danimarca,  attraverso la Compagnia danese delle Indie occidentali (in seguito Compagnia danese delle Indie occidentali e della Guinea e fondata da mercanti di Compenhagen nel 1622.), stabilì con successo un insediamento permanente a St. Thomas nel 1672. La compagnia ottenne dal re danese una carta per colonizzare, commerciare e sfruttare le risorse dell’isola.

Queste terre erano preziose perché adatte alla coltivazione della Canna da Zucchero, unico strumento all’epoca per produrre il prezioso zucchero. Quindi la Danimarca fu l’unico paese nordico con possedimenti coloniali e che impose in queste terre una durissima schiavitù, importando, esattamente come inglesi, francesi e spagnoli, forza lavoro servile dall’Africa. I danesi estesero i loro possedimenti a St. John nel 1718. Nel 1733 acquistarono St. Croix dai francesi, completando quella che sarebbe diventata l’area delle Indie occidentali danesi.

Economia di piantagione e schiavitù: Le Indie occidentali danesi svilupparono un’economia di piantagione incentrata sulla coltivazione della canna da zucchero. Questo sistema si basava pesantemente sul lavoro forzato degli africani schiavizzati. La tratta transatlantica degli schiavi portò sulle isole migliaia di africani, che sopportarono condizioni brutali e costituirono la maggioranza della popolazione.

Stato di porto franco: Nel 1764, St. Thomas fu dichiarata porto franco, il che ne incrementò l’economia attirando scambi e commerci da varie nazioni. Questo portò a una popolazione più varia e a un certo grado di prosperità, ma la ricchezza era in gran parte concentrata nelle mani di piantatori e mercanti europei.

Abolizione della schiavitù: La Danimarca abolì la tratta degli schiavi nel 1803 (anche se l’effetto fu graduale), diventando una delle prime nazioni europee a farlo. Tuttavia, la stessa schiavitù continuò nelle Indie Occidentali danesi. Nel 1848, a seguito di una grande ribellione di schiavi a St. Croix guidata dal “generale Buddhoe” (John Gottlieb), il governatore generale Peter von Scholten dichiarò l’emancipazione, liberando tutte le persone schiavizzate nella colonia.

Statua alla Libertà, dedicata alle rivolte degli schiavi, Isole Vergini

Dopo l’abolizione della schiavitù, le Indie occidentali danesi conobbero un periodo di declino economico. Il sistema delle piantagioni faticò ad adattarsi al lavoro libero e le isole dovettero affrontare la concorrenza di altre regioni produttrici di zucchero. Vi furono altre rivolte, i piantatori bianchi vivevano in uno stato di perenne assedio. La Madrepatria poi, ridotta dopo la sconfitta nella guerra per lo Schleswig-Holstein, non aveva risorse da invstire.

La vendita agli Stati Uniti (1917)

Considerazioni strategiche: Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, le Indie occidentali danesi erano diventate un onere finanziario per la Danimarca. Nel frattempo, gli Stati Uniti consideravano le isole sempre più importanti dal punto di vista strategico, in particolare con la costruzione del Canale di Panama e la crescente minaccia dell’espansione tedesca nei Caraibi durante la Prima Guerra Mondiale. Che sarebbe successo in caso di inviasione tddesca della Danimarca? Sarebbero diventate una base tedesca nei Caraibi?

Negoziati e acquisto: Le trattative tra la Danimarca e gli Stati Uniti per la vendita delle isole erano in corso dalla metà degli anni Sessanta del XIX secolo, ma all’inizio non ebbero successo. Tuttavia, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti divennero più determinati ad acquisire le isole per evitare che cadessero in mano tedesca.
Trattato delle Indie Occidentali Danesi: Nel 1916, i due Paesi firmarono il Trattato delle Indie Occidentali Danesi. Gli Stati Uniti accettarono di pagare alla Danimarca 25 milioni di dollari in monete d’oro per le isole.

Trasferimento di sovranità: Il 31 marzo 1917 avvenne il trasferimento formale della sovranità. La bandiera danese fu abbassata e fu innalzata quella americana. Le isole furono ribattezzate Isole Vergini Americane.

Motivi della cessione danese

Le isole non erano più redditizie e la loro amministrazione costava denaro alla Danimarca. Inoltre erano lontane dalla madrepatria, che era una potenza militare navale secondaria.

Vignetta sulla cessione delle Isole Vergini Danesi

La Danimarca era neutrale nella prima guerra mondiale, ma temeva che la Germania potesse tentare di impadronirsi delle isole. La vendita agli Stati Uniti preveniva questa possibilità. Inoltre i 25 milioni di dollari erano una somma considerevole per la Danimarca dell’epoca. Alla fine con i Paesi nordici è sempre una questione di prezzo.

Dopo la cessione le Isole Vergini Americane divennero un territorio autonomo degli USA, con una forma di autogoverno autonomo e che vivono di turismo, soprattutto grazie alle crociere e ai ricchi americani che vi hanno comprato ville. Della dominazione danese non resta quasi nulla.

 


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