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La Cina deve risolvere un problema di debito locale per 13 mila miliardi di dollari

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Finora la Cina ha affrontato il problema del debito degli enti locali con un mix di misure come l’estensione delle scadenze e la riduzione dei tassi di interesse. Però ora il mega debito da 13 mila miliardi di dollari pare non essere più affrontabile con misure estemporanee, secondo il giornale ufficiale China Daily. Si tratta di una cifra pari a 4 volte tutto il debito pubblico italiano…

I tentativi fatti sinora però hanno messo sempre più a dura prova il sistema bancario, con un’inevitabile compressione degli utili. Pechino potrebbe presto trovarsi a dover scegliere se salvare i governi locali e preservare un sistema bancario sano o se affrontare un default di massa e una potenziale instabilità finanziaria.

Secondo le stime di Goldman Sachs, le banche cinesi hanno un’esposizione di 94.000 miliardi di yuan (13.000 miliardi di dollari) al debito degli enti locali, pari a circa il 29% delle attività totali. Anche ipotizzando un tasso di insolvenza costante – e questo è un grande se – il broker statunitense prevede comunque un peggioramento degli utili bancari nei prossimi anni. I tassi di prestito stanno scendendo sia sul debito pubblico nuovo che su quello rinnovato, con conseguente peggioramento di parametri finanziari come il margine di interesse netto e il rendimento delle azioni.

Un rapporto di Bloomberg di lunedì ha illustrato perfettamente la situazione: Industrial & Commercial Bank of China Ltd. e China Construction Bank Corp. offrono ora prestiti a 25 anni a selezionati veicoli di finanziamento governativi locali, in contrasto con lo standard di 10 anni per i prestiti alle imprese. Alcuni accordi prevedono addirittura l’esonero dal pagamento nei primi quattro anni, anche se gli interessi matureranno in seguito, secondo quanto riferito da persone che hanno familiarità con la questione. Forme di prestito quantomeno eccentriche.

Tra il 2023 e il 2025, si prevede che il tasso di interesse effettivo sul debito pubblico locale scenderà in media di circa 30 punti percentuali all’anno, determinando un calo medio annuo del ROE di 100 punti percentuali, secondo un rapporto del 4 luglio redatto da Shuo Yang, analista di Goldman Sachs (Asia) LLC con sede a Hong Kong. Con gli utili sotto pressione, le banche cinesi non riescono a mantenere un sano equilibrio tra adeguati accantonamenti per i crediti deteriorati, un adeguato capitale di base e un’elevata distribuzione di dividendi, ha concluso Yang. Le cose andrebbero ancora peggio se i tassi di insolvenza dovessero aumentare, perché le banche non avrebbero avuto gli utili per predisporre i necessari accantonamenti.

L’eliminazione dei dividendi potrebbe sembrare la scelta più facile, rispetto ai potenziali rischi finanziari derivanti dai crediti inesigibili o dal capitale inadeguato. Tuttavia, sarebbe una notizia terribile per i mercati in un momento in cui l’Hang Seng China Enterprise Index è in ritardo rispetto a quasi tutti i principali indicatori del mondo. Sarà anche uno schiaffo ai politici, che pochi mesi fa spingevano le imprese statali a migliorare il ROE e la creazione di valore.

Gli economisti nazionali ed esteri hanno chiesto – finora senza successo – al governo centrale di espandere i propri prestiti e di affrontare il problema del debito locale. Se Pechino insiste nel non voler effettuare alcun salvataggio e costringe le autorità locali a risolvere i propri problemi di debito, potrebbe dover affrontare non solo default di massa ma anche crisi bancarie negli anni a venire.

Il governo cinese può permetterselo?

 


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