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INFLAZIONE O DEFLAZIONE: COSA CI PORTERA’ IL FUTURO. Due pensieri

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A man stands outside a closed shop indicating sales, in the shopping street of Via del Corso, in central Rome on July 3, 2016. / AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE

IL 24 aprile ad una nave specializzata nel trasporto di auto, in rotta per Los Angeles con 2000 Nissan nuove a bordo è stato detto di fermarsi e di gettare l’ancora: il porto era pieno di navi, incapace di accoglierne delle nuove ed allo stesso modo i depositi di transito nell’entroterra non avevano più spazio. Allo stesso modo in Italia le vendite auto sono calate del 98% ad aprile, riducendosi a sole poco più di 2000 auto vendute, il che è straordinario perchè, visto l’isolamento ed i divieti di apertura, questo numero doveva ridursi a zero. In Cina , finito il closedown, invece di vedere un’esplosione nelle vendite retail si è assistita ad una lenta ripresa e ad un aumento dei risparmi.

Nei giorni scorsi ho avuto un’interessante discussione di tema economico  sul tema “Cosa ci porterà il futuro: deflazione o inflazione”. La mia controparte affermava che l’enorme massa di denaro immessa dalle banche centrali non potrà che avere degli effetti inflazionistici, anzi “Iperinflazionistici”. Effettivamente  con 2500 miliardi di dollari immessi dalla FED, oltre 750 dalla BCE ed oltre 700 miliardi di euro da parte della BoJ, che ha cancellato il proprio limite anno di 80 mila miliardi di yen, l’iniezione monetaria è notevolissima. Se uno credesse alla teoria quantitativa della moneta in modo perfetto dovremmo assistere veramente a questo fenomeno. Peccato che la teoria quantitativa della moneta non valuti due fatti:

  • che la velocità della moneta può andare a livelli molto bassi, perchè mancano le transazioni sul mercato, per cui si può avere anche un valore monetario infinito,ma inflazione zero;
  • che ad influenzare l’andamento dei prezzi è la dinamica di domanda ed offerta, non la quantità di moneta teoricamente in circolazione;

Facciamo tre semplici esempi: anche se esistesse una quantità di denaro quasi infinita, ma i consumatori decidessero di accumularla sotto forma di risparmio, la stessa non avrebbe nessun effetto sulla domanda o sull’offerta dei beni, quindi perchè dovrebbe avere influenza sui prezzi? Facciamo una seconda ipotesi: su tutta una popolazione il flusso monetario si viene a concentrare in un numero ridotto (ipotizziamo il 5%) degli individui, mentre il restante 95% vede una riduzione del reddito: anche in questo caso l’incremento, per quanto possibile, dei consumi del 5% più ricco non sarebbero in grado di compensare il calo dei consumi del 95% più povero, e quindi non avremmo nessuna spinta ad un incremento dei prezzi. Infine quando un elemento esterno viene a portare ad un incremento estremo dell’incertezza, come sta avvenendo per la COVID, avremmo un aumento del risparmio, quindi nessuna tensione sulla domanda.

Quello che può condurre all’inflazione non è tanto la quantità di moneta, quanto una rottura dell’equilibrio fra domanda ed offerta: maggiore domanda, crescita prima dei prezzi, quindi dei margini, quindi aumento delle remunerazioni ed inflazione. Calo della domanda e si attiva il processo inverso. Domanda che può avere  origine sia interna, sia esterna. Se non c’è domanda abbiamo un eccesso di offerta ed un crollo in prima istanza dei prezzi, quindi dei salari e l’innestarsi di una spirale deflattiva.

Il pericolo è però nel medio periodo: se non si interviene per risollevare la domanda l’offerta, strutturalmente, si modificherà: le aziende chiuderanno o si ristruttureranno in modo permanente ad un livello occupazionale e produttivo più basso. Del resto la meccanizzazione, automazione e robotizzazione dei cicli produttivi rende perfino conveniente la ristrutturazione delle aziende. Se questo dovesse accadere, dopo una aspra e dolorosa spirale deflattiva, socialmente devastante, avremmo un sistema produttivo equilibrato per un output inferiore che, nel caso di aumenti della domanda, potrebbe effettivamente riaccendere qualche forma inflazionistica, anche se minore.

Paradossalmente quindi l’iniezione monetaria attuale ha come finalità quella di impedire la deflazione subito ed una spinta inflazionistica a medio-lungo termine. Peccato che per ora, soprattutto nella UE, si lasci libero sfogo solo alla prima fase, con interventi molto limitati per impedire una spirale di calo dei prezzi e di disoccupazione. Purtroppo i soldi fanno molta  fatica a raggiungere i cittadini ed a tramutarsi in domanda per i seguenti motivi:

  • la presenza comunque di vincoli di bilancio attuali o potenziali,per cui i paesi , soprattutto quelli più indebitati e colpiti, sono troppo timidi nel concedere non prestiti,ma veri e propri sussidi;
  • la cancellazione della possibilità di consumare in interi settori produttivi, come il turismo, e lo scarso incentivo nel consumo in altri settori semi durevoli, come l’auto;
  • la forte componente di incertezza che spinge verso il risparmio, non verso il consumo.

Sarebbe necessario utilizzare sia la mano pubblica, come investimenti e consumi, sia strumenti innovativi che rendano più complesso il risparmio rispetto al consumo. Per farlo bisogna però iniziare a pensare un può fuori dagli schemi.

 


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