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Inflazione: le spese del carburante per il trasporto marittimo colpiscono tutti

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I prezzi dei carburante marittimo (bunkeraggio) sono in aumento. Questa non è una novità in sé: sarebbe stato sorprendente se il prezzo di un derivato petrolifero come l’olio combustibile per navigazione fosse sceso quando i prezzi di tutti gli altri sono aumentati, ma si tratta di un grosso problema per l’incidenza che ha nei prezzi dei prodotti finiti trasportati.

Con gran parte del commercio mondiale che dipende proprio dal trasporto marittimo, questi aumenti si stanno sommando ad altre spinte di carattere inflazionistiche creando una pericolosa spirale inflazionistica.

I prezzi del carburante marittimo sono saliti vicino a un livello record all’inizio di questo mese, con la media dei prezzi molto bassi dell’olio combustibile a zolfo che è aumentata del 55% in 12 mesi per raggiungere $ 731,50 per tonnellata. Da allora, i prezzi sono aumentati ulteriormente. Secondo i dati Ship & Bunker, il prezzo medio per VLSFO (Very Low Sulphur Fuel Oil, Olio combustibile a basso tenore di zolfo, cioè il carburante attualmente utilizzato nelle navi) tra i primi 20 porti del mondo era di $ 740 per tonnellata.

Una delle ragioni di questo aumento dei prezzi sembra essere il rimbalzo generale della domanda di combustibili mentre le economie tornano alla normalità dopo il blocco. Un altro è che l’olio combustibile a basso contenuto di zolfo è generalmente più costoso delle versioni con zolfo più elevato, però questo è quello obbligatorio secondo le normative internazionali, a meno che non si voglia installare degli “Scrubber” per abbattere lo zolfo dal carburante.

Ovviamente il motivo dell’aumento nei prezzi del carburante marittimo è legato all’aumento del petrolio, ma c’è una seconda motivazione molto importante: attualmente le raffinerie stanno dando la priorità alla produzione di diesel e benzina, riducendo la loro capacità per gli altri carburanti, fra cui il VLSFO

L’inflazione negli Stati Uniti è salita al 7,5% il mese scorso, il più alto in quasi 40 decenni. Nell’Eurozona, l’inflazione ha toccato il massimo storico del 5,1%. Nel Regno Unito, i prezzi sono aumentati del 5,5% il mese scorso, il livello più alto dall’inizio degli anni ’90, tre decenni fa. E con i prezzi dei bunkeraggio sempre più elevati, è probabile che queste cifre rimangano elevate, anche se il rallentamento economico potrebbe rendere più graduale la trasmissione degli aumenti.

Il senior editor di Freight Waves Greg Miller ha scritto in un articolo recente, citando il CEO di Vespucci Maritime Lars Jensen, che dieci anni fa, un aumento dei prezzi dei bunker “ha innescato un’ondata di  carburante di richieste di supplementi carburante d’emergenza, nonché un ulteriore passo verso il super slow steam da parte di vettori oceanici” “Super Slow Steam” non vuol dire altro che rallentare sotto i 18 nodi per risparmiare anche il 50% di carburante, quindi con impiegando più tempo, ma gli armatori non possono fare altro. Una mossa che ha senso solo se si ha capacità in eccesso, cioè se ci si può permettere di tenere le navi una settimana in più in mare, altrimenti bisogna trasmettere gli aumenti direttamente sui prezzi di nolo.

Se non si raggiungerà presto un allentamento della tensione con la Russia e non si arrivasse ad un accordo con l’Iran avremmo i costi del petrolio  ancora elevati e anche i prezzi del carburante marittimo resterebbero alle stelle, incidendo fortemente sui prodotti trasportati per mare.


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