Attualità
Inflazione: la produzione indica restenza al calo in USA e Giappone. Un segnale per le decisioni della banche centrali
L’inflazione alla produzione, prodromo di quella al consumo, mostra una resistenza inattesa al calo, e questo deve mettere in allarme in vista delle decisioni delle banche centrali. I prezzi alla produzione in Giappone sono aumentati del 9,3% su base annua nel novembre 2022, rallentando rispetto al 9,4% rivisto al rialzo di ottobre, ma superando le aspettative di un leggero rallentamento all’8,9%, in quanto gli alti prezzi globali delle materie prime e la debolezza dello yen hanno continuato a gonfiare i costi delle materie prime importate. I prezzi alla produzione hanno subito una decelerazione per il secondo mese consecutivo, forse a causa della tendenza al ribasso dell’inflazione globale. Le pressioni al rialzo dei prezzi sono arrivate da quasi tutte le componenti, con aumenti notevoli per: energia elettrica, gas e acqua (49,7%), minerali (32,9%), ferro e acciaio (20,9%), prodotti in metallo (12,7%) e prodotti in ceramica, pietra e argilla (10,5%). Su base mensile, i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,6% a novembre, rallentando rispetto all’aumento dello 0,8% rivisto al rialzo di ottobre. Ecco il relativo grafico:
Anche negli USA le cose non vanno bene dal punto di vista dell’inflazione alla produzione. L’indice dei prezzi alla produzione per la domanda finale negli Stati Uniti è aumentato dello 0,3% mese su mese nel novembre del 2022, come l’aumento dello 0,3% rivisto al rialzo di ottobre e al di sopra delle previsioni del mercato dello 0,2%. Il costo dei servizi è salito dello 0,4%, il più grande aumento in tre mesi, guidato dall’intermediazione di titoli, negoziazione, consulenza sugli investimenti e servizi correlati, che ha registrato un balzo dell’11,3%. Il costo dei beni è aumentato dello 0,1%, guidato da un’impennata del 38,1% dei prezzi delle verdure fresche e secche, mentre i prezzi della benzina sono scesi del 6%. Rispetto allo stesso mese del 2021, i prezzi alla produzione sono aumentati del 7,4%, l’incremento più contenuto dal maggio dello scorso anno, ma superiore alle aspettative del 7,2%
Quindi l’inflazione alla produzione si rivela più resistente al calo di quanto si aspettassero i mercati. Appare che le aziende stiano cercando anche di recuperare dei margini di profitto persi negli anni successivi. Questo si ripercuoterà sui prezzi al consumo, la cui inflazione sarà annunciata domani negli USA. Questo sarà il principale indicatore sulla base del quale sia la FED sia le altre banche centrali decideranno le proprie politiche monetarie, in primis i tassi di interessi.
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