Energia
La Russia non fa più sconti sul petrolio all’India: troppa domanda
Il drammatico calo degli sconti sul petrolio russo degli Urali sta costringendo l’India a un cambio di rotta epocale. Le raffinerie indiane, un tempo avide acquirenti, cercano disperatamente alternative mentre l’offerta russa si contrae. È la fine di un’era? Scopri le implicazioni globali di questa svolta inattesa.

Il divario di prezzo che un tempo rendeva il greggio russo degli Urali una scelta obbligata per le raffinerie indiane si sta rapidamente riducendo. Secondo gli operatori, lo sconto sul petrolio degli Urali con consegna in India ad agosto si è ridotto a soli 1,70-2 dollari al barile rispetto al Brent, il differenziale più stretto dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Tale sconto è in calo rispetto ai 2-2,50 dollari di luglio ed è ben al di sotto delle forti riduzioni di cui l’India ha beneficiato per tutto il 2023 e l’inizio del 2024. Il motivo? L’elevata domanda da parte dell’India e della Turchia, la ridotta disponibilità sul mercato spot e il calo dell’offerta russa dovuto alla produzione delle raffinerie nazionali e alla prossima manutenzione del progetto Sakhalin-1.
Per le raffinerie indiane, i calcoli stanno cambiando. L’Urals spot è ancora più economico di altre qualità, ma il vantaggio si sta riducendo. Secondo i trader, alcune raffinerie stanno già valutando alternative come il Murban degli Emirati Arabi Uniti o il WTI statunitense, qualità che in precedenza avevano perso terreno rispetto ai barili russi fortemente scontati. Il restringimento dello spread mostra anche come la Russia stia mantenendo i volumi in movimento nonostante le sanzioni, mantenendo i prezzi dell’Urals appena al di sotto del tetto massimo di 60 dollari al barile imposto dall’Occidente.
Tale soglia consente l’accesso alle assicurazioni e ai trasporti occidentali, riducendo i costi logistici. Ad aprile, ad esempio, le tariffe di trasporto dell’Urals dai porti baltici della Russia all’India sono scese a 6 milioni di dollari per viaggio, rispetto ai 7 milioni del mese precedente, grazie alla maggiore disponibilità di petroliere conformi. Comunque l’offerta russa è realmente in calo.
Secondo quanto riferito, diverse raffinerie indiane non sono state in grado di assicurarsi i carichi di Urals per agosto. Ciò è in parte dovuto agli accordi a termine: l’accordo di Rosneft con Reliance Industries comporta il blocco di grandi volumi, lasciando meno greggio sul mercato spot. L’India, attualmente il principale cliente marittimo di petrolio della Russia, sta addirittura valutando la possibilità di costruire tre nuove riserve strategiche per rafforzare la sicurezza energetica, riconoscendo che il petrolio russo potrebbe non rimanere economico o abbondante per sempre.
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