Attualità
In Romania favorito nei sondaggi il candidato di destra George Simion

Domenica la Romania va al voto per le presidenziali, dopo il controverso annullamento delle elezioni del novembre scorso, chne aveva escluso dalla competizione il candidato di destra Georgescu. In corsa ci sono 11 candidati. Secondo i sondaggi, il leader di estrema destra, George Simion, è il favorito. Guida l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), è un nazionalista noto per le sue idee euroscettiche e anti-Nato. È in testa ai sondaggi con una forbice che va dal 30 e il 34 per cento dei consensi. Il primo turno delle elezioni presidenziali rumene dello scorso novembre è stato vinto da Călin Georgescu, un indipendente di estrema destra, anti-UE e filo-moscovita, che è balzato da meno del 5% dei voti nei giorni precedenti al voto al 23%, piazzandosi ben al di sopra di entrambi i candidati favoriti.
Documenti di intelligence declassificati hanno rivelato i tratti distintivi di una possibile operazione di influenza russa, identificando oltre 85.000 attacchi informatici al sistema informatico elettorale e 25.000 account TikTok precedentemente inattivi che avevano amplificato i messaggi di Georgescu. I file suggerivano che influencer dei social media fossero stati assunti da intermediari e pagati per condividere video che promuovevano Georgescu, il quale aveva dichiarato di non aver speso nulla per la campagna elettorale, e che alcuni dei suoi collaboratori fossero legati a bande criminali organizzate e gruppi neofascisti.
Le elezioni sono state annullate due settimane dopo e a febbraio l’ex pedologo è stato indagato per sei capi d’accusa, tra cui false dichiarazioni sui finanziamenti elettorali, uso illegale di tecnologie digitali e promozione di gruppi fascisti. Ha negato ogni illecito. A marzo, la Corte Suprema rumena ha confermato la decisione di escludere Georgescu dalla candidatura alle elezioni di maggio, lasciando ai partiti di estrema destra del Paese – che detengono oltre un terzo dei seggi in Parlamento – solo pochi giorni per trovare un candidato presidenziale. I sondaggi d’opinione – che non sono particolarmente affidabili in Romania e non sono riusciti a individuare l’impennata tardiva di Georgescu – suggeriscono che quattro candidati abbiano la possibilità di piazzarsi tra i primi due al primo turno del 4 maggio e di avanzare al ballottaggio del 18 maggio.
Il sindaco di Bucarest Nicusor Dan, indipendente, il candidato unico della coalizione di governo pro-Unione europea, Crin Antonescu, e l’ex primo ministro, Victor Ponta. Dietro di loro c’è la candidata liberal-democratica Elena Lasconi. Il favorito a trasferirsi al palazzo presidenziale Cotroceni, George Simion, ha evitato i dibattiti e non ha partecipato ad alcun confronto. Victor Ponta ha aderito solo a una delle tribune politiche, ma non a quella finale. Le forze ultranazionaliste rumene si sono unite attorno a Simion, 38 anni, che ha una media di circa il 29% nei sondaggi. Ha definito le elezioni annullate un colpo di Stato e il suo partito, nato durante il Covid come movimento anti-vaccini, gli “alleati naturali” dei Maga Repubblicani di Trump.
Si è opposto al matrimonio gay e all’introduzione di lezioni dedicate all’Olocausto nelle scuole, gli è stato vietato l’ingresso in Moldavia e Ucraina dopo aver sostenuto il ritorno ai confini rumeni pre-1939, ma ha moderato le sue posizioni filo-russe e nega le accuse di aver incontrato spie russe.
Alle spalle di Simion ci sono il candidato del Partito Socialdemocratico (PSD) e del Partito Nazionale Liberale (PNL) al governo, Crin Antonescu (22%), e il sindaco centrista di Bucarest, Nicușor Dan (20%), entrambi favorevoli all’adesione all’UE e alla NATO e agli aiuti all’Ucraina.
Segue, con circa il 14%, Victor Ponta, ex primo ministro del PSD dimessosi nel 2015 dopo che un incendio mortale in un night club aveva scatenato enormi proteste contro la corruzione. Da allora ha adottato un discorso ultranazionalista, pur continuando a sostenere gli impegni della Romania verso l’UE e la NATO.
A livello europeo, Simion con suo partito Aur, fa parte del gruppo dei conservatori dell’ Ecr, in cui milita anche Fratelli d’Italia e il partito polacco Diritto e Giustizia. Tuttavia, Simion e AUR differiscono ampiamente dalle loro controparti europee su questioni chiave come il sostegno all’Ucraina e il loro approccio all’UE. Simion si oppone agli aiuti all’Ucraina, citando quello che sostiene essere il maltrattamento della minoranza rumena nel paese. Gli è vietato l’ingresso sia in Moldavia che in Ucraina a causa di sospette simpatie filo-russe – accuse che ha costantemente negato.
Simion afferma di non volere che la Romania lasci la NATO, ma di cercare di “rafforzare l’alleanza sotto la guida americana”. Immagina un’Europa riformata, libera da quelli che definisce “burocrati non eletti” e paragona l’attuale UE a una “nuova Unione Sovietica”.
Se Simion dovesse effettivamente vincere il primo turno, si prevede che affronterà una lotta serrata al ballottaggio. I sondaggi indicano una lotta serrata per il secondo posto in vista del voto di domenica tra il candidato della coalizione di governo Crin Antonescu (ex membro del PPE), il sindaco indipendente di Bucarest Nicușor Dan e l’ex primo ministro e leader del PSD Victor Ponta, anch’egli candidato indipendente.
“È un voto spartiacque per il nostro Paese, in Romania gli elettori scelgono direttamente la figura del presidente, che ha grandi poteri in politica estera, ma influisce molto anche sull’indirizzo del governo. Veniamo da un periodo complicato – sottolinea Simion – I cittadini sono sfiduciati dopo l’annullamento delle elezioni di dicembre e l’esclusione di candidati importanti come Calin Georgescu”. ha detto Simion in una intervista all’ Adn Kronos tre giorni fa.
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