Attualità
Immigrazione: la lezione dei Goti che NON abbiamo imparato.
L’economia e la politica dovrebbero imparare dalla storia, nello stesso modo con cui gli scienziati apprendono dagli esperimenti. Purtroppo , per cecità, per stupidità, per proteggere il proprio piccolo insulso giardinetto di potere i politici mediocri, che affollano i tempi moderni, si dimenticano di vedere gli esempi della storia . Historia Magistra Vitae, ma solo per chi la sa , e la vuole leggere..
L’Imperatore Valente
L’attuale situazione ricorda molto, ma molto, da vicino la situazione dell’Impero Romano dopo il 350 DC.
L’impero ormai non aveva più velleità espansive e si era richiuso al proprio interno. Per problemi demografici, economici e sociali non guardava più con velleità espansive al di fuori del propri ben difesi confini. Ad oriente imperatore era Valente, proveniente da una famiglia militare e divenuto imperatore insieme a Valentiniano. Valente aveva molti impegni da seguire che gli sembravano prioritari nella difesa dell’Impero: schiacciare la rivolta di Procopio, oppure tenere a bada i sempre minacciosi Persiani Sasanidi. Stava preparando un potente esercito per fronteggiare questi nemici, quando venne a sapere della richiesta “Umanitaria” dei Goti del re Fritigerno che , scacciati nel 375 dalle loro terre dagli Unni, l’anno successivo chiedevano di passare il Danubio nei pressi della foce per rifugiarsi nell’Impero.
Aureo di Valente
Valente era combattuto sul da farsi , ci ricorda Ammiano Marcellino, però i suoi consiglieri avevano le idee chiare. Ai Goti si doveva permettere il passaggi, per vari motivi:
a) “Sociale religioso”, i Goti, ariani o barbari, si sarebbero convertiti al cristianesimo “Ufficiale” per entrare nell’impero.
b) “Economico”: i goti erano uomini e donne forte e buoni agricoltori, avrebbero costituito un’ottima manodopera per l’Impero.
c) Militare: ai guerrieri Goti sarebbe stata offerta l’opportunità di entrare nell’esercito imperiale e rinforzarne le fila per le campagne d’oriente.
Naturalmente già all’epoca esisteva una “Mafiacapitale” che non aspettava altro che approfittare della situazione, e che , probabilmente, aveva fatto di tutto per guidare le decisioni di Valente. Il patto prevedeva che i guerrieri goti venissero disarmati, ma che la popolazione venisse nutrita durante il transito. I funzionari imperiali invece NON disarmarono tutti i Goti, ma nello stesso tempo vendettero sottobanco sia i rifornimenti a loro riservati e giunsero a catturare diversi giovani goti per venderli come schiavi. Probabilmente un “Marcus Buttius” gestiva già all’epoca qualche cooperativa del giro romano… I Goti si sentirono, ovviamente, umiliati ed offesi, e, ancora con le armi in mano , si ribellarono all’Imperatore, e quella che doveva essere un’integrazione ordinata e programmata nell’imperò divenne un’invasione incontrollabile.
L’imperatore si trovò minacciato quasi in casa a Costantinopoli, e dopo aver chiesto aiuto al suo collega d’Occidente, Graziano, radunò le truppe per affrontare Fritigerno. I suoi generali Frigerid, Sebastiano e Vittorio ed il comes Ricomero lo consigliarono di aspettare l’arrivo degli aiuti da occidente, ma lui decise di affrontare i Goti da solo. Magari fu consigliato da qualche ministeriale di nome Alfanius , che gli assicurò che la situazione era sotto controllo, che i Goti non gli sarebbero sfuggiti, che sarebbe stata solo un’operazione di ordinaria amministrazione.
Valente affrontò i Goti sul campo di battaglia ad Adrianopoli, nella Tracia meridionale. Fu la più grande sconfitta dell’Impero Romano, con la morte sul capo dello stesso imperatore. L’Impero perse completamente la sua aurea di invincibilità e si avviò alla propria fase finale, che però colpì , come sappiamo, la sua parte occidentale. I Goti furono liberi di saccheggiare Tracia , Macedonia e Grecia, dove misero la parola FINE alla sua millenaria civiltà. Questi Goti furono poi sconfitti da Graziano, ma aprirono la porta a quelli che, poco più di un secolo dopo, occuparono l’Italia con Teodorico.
L’avidità di forza lavoro a basso costo NON porta mai a nulla di buono.
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