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IL REDDITO DI CITTADINANZA E’ POSSIBILE SOLO CON IL RITORNO ALLA SOVRANITA’! (di Paolo Becchi e Antonio M. Rinaldi)

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CatturaIl reddito di base o di cittadinanza (RdC), da sempre uno dei cavalli di battaglia del M5S, è stato rilanciato in grande stile da Beppe Grillo in occasione della Marcia Perugia-Assisi svoltasi sabato 9 maggio scorso. Si può condividere in linea di principio l’idea che muove quella richiesta, anche alla luce dei paletti che sono stati posti nel dettagliato disegno di legge presentato.

Alcune considerazioni devono tuttavia essere fatte.

Iniziamo subito nel fare due conti con criteri obiettivi. I beneficiari del reddito di cittadinanza, cioè tutti coloro i quali non godono di alcun di reddito, non sono solamente quelli indicati come disoccupati dalle statistiche mensili redatte ufficialmente dall’ISTAT, ma molti di più. Infatti ai 3 ml. di disoccupati “ufficiali”, bisogna aggiungere più di 2,1 ml. dei c.d. “inattivi”, cioè che cercano lavoro non attivamente e disponibili comunque a lavorare, e ulteriori 1,5 ml. che non lo cercano, ma disponibili nel caso gli fosse offerto. Pertanto la somma reale lieviterebbe a ben 6,6 ml di soggetti potenzialmente interessati a percepire una qualsiasi forma di assistenza. Da precisare che nel conto non sono state inserite le pensioni con assegni inferiori alla stessa somma prevista per i beneficiari del RdC, che per ovvi motivi di equità, dovrebbero essere almeno adeguate.

Naturalmente nei calcoli ISTAT, per la determinazione della forza lavoro, è considerata tutta la popolazione abile con età compresa fra i 15 e i 64 anni e da un calcolo approssimativo, alzando a 18 anni l’età minima ed escludendo coloro i quali pur rientrando nelle categorie sopra elencate, ma che percepiscono comunque qualsiasi altra forma di reddito, il totale dei potenziali beneficiari sarebbe di non meno 5 ml di cittadini. Ebbene da un rapido calcolo, sulla base di 12 mensilità annue di 750 euro/mese, le risorse necessarie sarebbero di circa 45 Mld di euro all’anno e non di 16,96 Mld come sostenuto dal Movimento.

Il problema è che attualmente le politiche economiche adottate dai governi italiani sono orientate verso il rispetto “draconiano” dei vincoli previsti dall’Unione Europea, imponendo di conseguenza limiti di bilancio molto severi con il solo contributo della fiscalità e del taglio della spesa. Ogni iniziativa, seppur con impiego minimo di risorse, può essere approvata se non con pari copertura finanziaria per evitare “sforamenti” ai deficit programmati. Anche gli enti locali sono chiamati costantemente a ridurre drasticamente i loro bilanci in quanto lo Stato non è più in grado di trasferire a loro risorse, sempre per il rispetto delle regole imposte per la partecipazione all’unione monetaria.

In questo scenario risulta del tutto utopistico pretendere che si reperiscano fondi aggiuntivi per la sola erogazione del RdC, secondo il movimento 16,96 Mld annui, ma nella realtà molti di più, senza un pari aumento della fiscalità/taglio spesa. Il nostro Paese è chiamato nei prossimi anni a provvedimenti di austerity ancora più severi e non solo per la messa a regime della recente sentenza della Consulta sulla rivalutazione delle pensioni, ma per il rispetto di quanto impone il Fiscal Compact.

L’unico modo per poter rendere sostenibile il reddito di Cittadinanza, e qualsiasi altra forma di spesa, è il ritorno alla piena Sovranità monetaria, che consentirebbe di porre in essere politiche economiche coerenti con le effettive esigenze della nostra economia e delle scelte sociali con criteri di equità e sostenibilità.

Quello che è mancato nella manifestazione di Assisi è il richiamo al fatto che politicamente è quanto mai decisiva l’uscita dall’euro, anche per poter realizzare concretamente il Reddito di Cittadinanza.

Peccato, si sarebbero potuti prendere due piccioni con una fava e forse anche qualcosa di più!

Paolo Becchi e Antonio M. Rinaldi


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