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Cultura

Il caccia italiano che abbatté due Sukhoi Su 24 e divenne il terrore degli elicotteri

L’Aermacchi MB 326 si rivelò superiore alle aspettative in combattimento, diventando il “Cacciatore di coccodrilli”

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Ci sono degli aerei italiani che hanno dato prova di grande capacità e versatilità, ma, nonostante questo, sono rimasti nelle retrovie della storia dell’aviazione.

Uno di questi è il Macchi MB 326, che, nonostante questo, è uno dei pochi mezzi completamente italiani ad essere stato provato in guerra e con risultati inaspettatamente positivi.

Aermacchi Mb 326

Un inizio lento

All’indomani della devastante Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha trascorso diversi anni a recuperare e a ristabilire la propria economia; di conseguenza, la nazione si è trovata nell’impossibilità di dare priorità ai finanziamenti necessari per lo sviluppo indipendente di aerei da combattimento di fascia alta che fossero competitivi con l’imminente generazione di intercettori o bombardieri supersonici; di conseguenza, l’azienda aeronautica italiana Aermacchi ha scelto di concentrare le proprie risorse e i propri sforzi di sviluppo sulla produzione di una linea di caccia leggeri e di aerei da addestramento, nonostante l’esperienza bellica avesse generato ottimi caccia come gli MC205V.

Quindi la società si concentrò nella realizzazione di un moderno addestratore a getto, in grado di preparare i piloti per i migliori caccia moderni. Il caccia venne progettato da Ermanno Bazzocchi, da cui, secondo la tradizione dell’epoca, la denominazione MB, Macchi-Bazzocchi.

L’Aeronautica militare si rivelò interessata e ne ordinò tre prototipi. Il primo volo fu nel 1957, con alla cloche Guido Carestiato. L’aereo rivelò immediatamente ottime caratteristiche di manovrabilità, ideali per un addestratore, e venne rodinato dall’Aeronautica militare. Vennero fatti anche diverse dimostrazioni all’estero, riuscendo ad attirare l’attenzione di una decina di paesi, fra cui Sud Africa e Australia. Alcune piccole nazioni furono attratte dalla possibilità di trasformare l’addestratore in un caccia leggero armato con cannoni da 30 mm, razzi e bombe.

Negli anni sessanta conquistò anche diversi record aeronauticidi categoria:

  • 8 febbraio 1966, record di salita : 2 min 2 sec a 3.000 m, 3 min 56 sec a 6.000 m, 6 min 39 sec a 9.000 m e 12.000 m in 10 min 53 sec.
  • 18 marzo 1966, record di altitudine a 15.690 m in volo orizzontale e a 17.315 m con una salita lanciata.
  • 18 luglio 1966, record di durata, con 970 km.2051
  • 2 agosto 1966, record di velocità su un rettilineo di 3 km: 871 km/h

Il Sud Africa

Uno dei maggiori clienti fu il Sud Africa che acquistò 40 aeri di produzione italiana, biposto, e ne costrui 120 come Impala MkI . Quindi ne realizzò una versione monoposto da caccia leggerà, Impala MkII, e questa fu impegnata nella cosiddetta “Guerra di confine” contro le forze cubane e dell’Angola, pesantemente armate dall’Unione Sovietica, sopra la Namibia.

Mil Mi 24

Qui il caccia venne pesantemente impegnato in combattimento, diventando il “Cacciatore di coccodrilli”, perché impegnato nell’abbattere gli elicotteri d’attacco Mil-Mi 24 Krocodyl. Gli abbattimenti di Mi-8 e Mi-24 cubani e angolani furono numerosi. I piloti sudafricani, per evitare di scontrarsi con i caccia Mig-21, che appartenevano a un’altra classe, volavano a bassissima quota sino all’intercettazione degli elicotteri. A quel punto si alzavano, abbattevano l’elicottero  e tornavano rasente suolo.

Sukhoi Su 24

Nel 1985 due bombardieri Sukhoi Su-24, aerei ancora oggi usati nel conflitto ucraino,  che scortavano elicotteri Mil-Mi 17, vennero abbattuti dal Macchi-Impala. Nel conflitto nessun Impala fu abbattuto in combattimento aereo. Uno fu abbattuto da un missile terra aria SA7, un altro rientrò alla base con un missile SA7 incastrato nella coda

Nessuno si attendeva che un jet così semplice fosse, se ben usato, così letale.

 


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