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I due scenari sul prezzo del petrolio: quello cattivo e quello pessimo

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Il petrolio russo è ormai uscito dal mercato , non perché sia stato sottoposto a sanzioni, ma per un mix dei costi enormi assicurativi per il trasporto, da quello che ora è considerato un paese in guerra, e timore degli operatori di trovarsi coinvolti in sanzioni non previste, ma di cui corrono comunque voci. Il risultato è il seguente.

 

Con uno sconto di 22,7 dollari a barile non ci sono semplicemente compratori. I carichi preliminari di greggio russo per marzo hanno rivelato un calo di 1 milione di barili al giorno (mbd) nei porti del Mar Nero, di 1 mbd dai paesi baltici e di 0,5 mbd nell’Estremo Oriente.

Inoltre, ora c’è anche una perdita stimata di 2,5 mbd nei carichi di prodotti petroliferi dal Mar Nero, per una perdita totale di 4,5 mbd di  prodotti grezzi russi, una quantità sbalorditiva in un mercato che era già in equilibrio precario prima della guerra in Ucraina e con prezzi in crescita. Uno shock che si è innestato su uno shock.

Anche chi politicamente è allineato alla Russia non compra, anche per problemi di carattere logistico.  Quindi in questo momento abbiamo un eccesso di domanda e una carenza di offerta. per tornare all’equilibrio il mercato deve “Distruggere la domanda”.

In termini pratici, questo si traduce in due casi per il futuro dei prezzi del petrolio: un caso brutto e doloroso che però non fa crollare l’economia globale, e uno che manda l’economia globale in depressione,  perfino potenzialmente devastante che ne provoca uno. Ecco come JPM li dispone:

  • Nel primo scenario, JPM ammette che lo shock immediato dell’offerta è così grande che la banca ritiene che i prezzi debbano aumentare fino a $ 120/bbl e rimanere lì anche per mesi per incentivare la distruzione della domanda, supponendo che non vi siano volumi immediati per l’Iran. Ciò potrebbe comportare un calo di 1,2 mbd alla domanda di quest’anno, portando il consumo di petrolio del 2022 di 550 kbd, al di sotto dei livelli del 2019.
  • Lo scenario molto più pericoloso è quello in cui l’interruzione dei volumi russi dura tutto l’anno. In tal caso, il prezzo del petrolio Brent potrebbe arrivare a 185 dollari al barile, portando probabilmente a un massiccio calo di 3 mbd della domanda mondiale di petrolio. La chiave di questo significativo rialzo è il presupposto che, anche se la produzione di shale risponde al segnale del prezzo, quest’anno non può crescere di oltre 1,4 mbd.

Questi sono due scenari estremi. Cosa può allevarli?

  • la conclusione dell’accordo con l’Iran, con un’aumento dell’0fferta immediata di 2,5 mbd e successivamente di altri 0,8 mbd;
  • l’attivazione di altre fonti alternative, cosa che comunque non sarà semplice.

I prossimi giorni, mesi e settimane ci mostreranno quali si questi due profili sarà il più corretto.

 

 

 


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