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I DATI EUROPEI DEVONO RESTARE IN EUROPA. Giornata complessa per le big tech

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Dopo una giornata trionfale ieri per le Big Tech in Europa, con la sonora vittoria di Apple contro la Commissione e la cancellazione, almeno in primo grado, dell’obbligo di pagare ben 13 miliardi di imposte all’Irlanda, oggi invece una seconda decisione rischia di metterle in difficoltà: la corte di Giustizia della UE  ha dichiarato che i giganti del web con sede negli Stati Uniti devono conservare tutti i dati privati appartenenti ai cittadini dell’UE nell’UE.

Secondo la sentenza, le società che trasferiscono i dati dei cittadini dell’UE fuori dal blocco li espongono a un’indebita sorveglianza del governo, potenzialmente  effettuata dalla comunità di intelligence degli Stati Uniti. Per proteggere la privacy degli europei in conformità con i principi enunciati nel GDPR, la Corte di giustizia ha stabilito che i dati privati dei suoi cittadini devono rimanere in Europa. In particolare, la sentenza invalida l’ampliamento di un accordo  UE-USA sul trasferimento  di dati, e si tratta di una grande vittoria degli attivisti europei per i diritti della privacy. Questo costringerà le aziende USA ad una scelta: o aprire server farm in Europa per la conservazione dei dati oppure ad abbandonare il mercato europeo.

Un passo avanti della guerra sottile, ma presente, fra USA ed Europain questo settore. Per la verità già altri paesi, come Cina e Russia, non si fidano dei dati conservati nei server negli USA e richiedono quindi che questi siano conservati in Server nello stesso paese. Questo porterà comunque ad una ridistribuzione delle attività di molte multinazionali in modo più diffuso nel globo, on nuove server house e centri di elaborazine dati più diffusi nel mondo. Insomma meno potere americano, più potere diffuso….


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