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I BRICS vedono l’intelligenza artificiale in modo più positivo

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La capacità aumentata amplifica l'appiattimento culturale e produttivo dovuto al passaggio dall'era dei mestieri all'era dei tuttologi.

L’intelligenza artificiale, in qualche forma, fa parte della vita di tutti i giorni da anni, ma l’ascesa fulminea di ChatGPT e il conseguente ritmo di sviluppo aggressivo di modelli di intelligenza artificiale conversazionale e generativa sta mettendo, per la prima volta, la tecnologia sottostante nelle mani del grande pubblico.

Tuttavia, come spiega Florian Zandt di Statista, anche se gli attuali modelli linguistici di grandi dimensioni sono principalmente in grado di indovinare la parola successiva più adatta in una frase in base al corpus di contenuti che gli sono stati forniti, amministratori delegati, ricercatori ed esperti di IA stanno ora esortando l’industria a frenare la formazione e lo sviluppo di modelli più capaci del GPT-4 di OpenAI.

L’ultimo modello linguistico di grandi dimensioni dell’azienda è attualmente disponibile in forma limitata per gli abbonati a ChatGPT Plus e sarà presto integrato nei prodotti di produttività e sicurezza di Microsoft. Secondo una lettera aperta firmata da personaggi influenti come Elon Musk e l’amministratore delegato di Stability AI Emad Mostaque, “i potenti sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati solo quando siamo sicuri che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi gestibili“.

La lettera è stata diffusa dal Future of Life Institute, un’organizzazione non governativa fondata nel 2014 dal professore del MIT Max Tegmark e dal cofondatore di Skype Jaan Tallinn, tra gli altri. La Musk Foundation è uno dei principali donatori dell’organizzazione.

Come dimostrano i dati di un sondaggio condotto da KPMG Australia e dall’Università del Queensland, i residenti di India, Cina, Sudafrica e Brasile, i più grandi cosiddetti mercati emergenti, sono molto meno critici nei confronti della continua implementazione dei sistemi di intelligenza artificiale.

Il 75% degli indiani intervistati tra settembre e ottobre 2022 ripone fiducia nell’IA, seguiti dal 67% dei cinesi e dal 57% dei sudafricani. Tutti paesi BRICS. Curiosamente coloro che si fidano meno della AI sono gli israeliani, nonostaante il loro Paesi sia tecnologicamente avanzato anche dal punto di vista informatico e della AI. Che ne sappiano qualcosa in più degli altri?

Secondo lo studio allegato, gli intervistati hanno dichiarato di fidarsi maggiormente dell’IA utilizzata in ambito sanitario e di sicurezza rispetto ad altri possibili casi d’uso. Questo però pone dei problemi: la AI si basa sulle casistiche passate, quindi più difficilmente identifica casi nuovi, mai visti in precedenza. Nello stesso tempo l’uso spinto della AI può indurre una forma di pigrizia mentale nella classe medica.


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