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Gli USA pensano al petrolio venezuelano al posto di quello russo

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L’invasione russa dell’Ucraina potrebbe offrire al Venezuela la possibilità  di convincere Biden a ridurre o far cadere le sanzioni statunitensi alla sua industria petrolifera. In questo modo permetterebbe agli USA di far fronte alla carenza di greggio dopo il ban non ufficiale, ma reale, al petrolio russo.

Avendo prodotto poco più di 3 milioni di barili al giorno di greggio nel 2013, il Venezuela ha il potenziale per fornire al mondo molto più petrolio di quanto non sia attualmente e questo fatto chiaramente non è stato perso dall’amministrazione Biden, tanto che si parla di contatti fra Washington e Caracas proprio a questo scopo.

Questo aiuterebbe il Venezuela a riprogrammare il proprio debito pubblico pari a  $ 60 miliardi  detenuto da Fidelity, T. Rowe Price e BlackRock, oltre a fondi non statunitensi. Per ottenere questa soluzione Caracas ha anche offerto concessioni infrastrutturali, riserve di petrolio e gas e privatizzazioni di asset, il tutto per uscire dal default del debito ed avere accesso alle risorse internazionali.

Il presidente venezuelano Maduro ha dichiarato in un annuncio televisivo all’inizio di febbraio: “Se tutte le sanzioni fossero revocate – sanzioni monetarie, finanziarie e bancarie contro il Venezuela – il Venezuela risponderebbe agli obbligazionisti il ​​giorno successivo”. Continuando a dire: “Siamo pronti. Abbiamo una proposta molto solida”.

Gli Stati Uniti hanno introdotto sanzioni all’industria petrolifera venezuelana sotto l’amministrazione Trump nel 2019 per fare pressione su Maduro affinché lasci il potere, vedendo Juan Guaido? come legittimo leader del paese. Nonostante le sanzioni rimaste in vigore, Maduro ha mantenuto la sua carica di presidente. Nel frattempo, l’economia venezuelana ha sofferto immensamente della riduzione delle entrate petrolifere, e ora, visto il mutamento della situazione internazionale, potrebbe tornare ad essere operativa. Tolte le sanzioni Caracas potrebbe ottenere i necessari investimenti per ammodernare la propria industria, oltre che riprendere a vendere il suo famoso “Petrolio pesante” alle raffinerie del Golfo del Messico che lo mescolavano a quello “Leggero” USA permettendone lo sfruttamento economico. A 120 dollari al barile si tratterebbe di una marea di risorse che giungerebbero a Caracas. Senza contare che il petrolio venezuelano andrebbe negli USA e in Europa, non più in Cina o Iran, attuali maggiori utilizzatori. Si tratterebbe di cogliere due piccioni con una fava.

 


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