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Gli italiani residenti nei paradisi fiscali? Quattro gatti. I vantaggi sono già nella UE..

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Quanti italiani risiedono nei cosiddetti paradisi fiscali, in quei piccoli paesi dalla fiscalità nulla o estremamente limitata? Quattro gatti, rispetto al totale degli italiani residenti all’estero.

Questa è l’informazione trasmessa da ItaliaOggi:

Per l’esattezza, sono solo 62.699 rispetto ai 3.137.051 italiani residenti all’estero. Di quelli residenti nei paesi a fiscalità privilegiata, solo 2.301 hanno dichiarato redditi in Italia. È quanto emerge dalla relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022 pubblicata dalla Corte dei Conti il 28 giugno scorso (si veda ItaliaOggi del 5 luglio), basata sulle dichiarazioni presentate nel 2020, che ha riportato il numero di cittadini residenti in uno degli stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato indicati nel decreto del Ministro delle Finanze del 4 maggio 1999. Tuttavia, la lista non viene più aggiornata dal 2014

L’uscita della Svizzera dalla lista dei paradisi fiscali ha favorito proprio questo miglioramento nell’immgaine dei contribuenti italiani, dato che i 450 mila nostri connazionali ivi residenti, da un giorno all’altro, sono usciti da un regime agevolato per entrare in purgatorio…

La lista però è poco più che una presa in giro. Per essere chiari, i paaradisi fiscali esistono e sono Paesi della UE. Ad esempio i Paesi Bassi prevedono, per le Holding con sede in quel paese, ma operanti all’estero, un regime estremamente vantaggioso, che prevede quanto segue:

  • Esenzione fiscale totale da tassazione di capital gain (dividendi e plusvalenze) derivanti da azioni di società controllate qualificate (“partecipation exemption“). Il giorno che cedrete con una super plusvalenza non pagherete nulla;
  • Nessuna applicazione di ritenute sui dividendi erogati dalla società verso i soci;
  • Nessun requisito legato alla struttura della società. Una holding in Olanda può essere costituita anche senza la necessità di assumere dipendenti;
  • Vantaggi delle Convenzioni internazionali. In particolare, la riduzione delle ritenute alla fonte sui dividendi (in molti casi a zero) in base ai trattati fiscali conclusi dall’Olanda con oltre 80 paesi in tutto il mondo;
  • Benefici fiscali dell’UE, in particolare l’aliquota della ritenuta alla fonte azzerata su dividendi, interessi e canoni ricevuti da filiali qualificate situate in altri Stati membri dell’UE e Stati EER, beneficiando della c.d. “direttiva madre/figlia“;
  • La possibilità di ottenere una decisione fiscale anticipata e concordata con le autorità fiscali, attraverso la procedura di “tax ruling“;
  • Diritto societario flessibile;
  • Comunque la tassazione varia fra il 20% e il 25% a seconda dell’entità dell’utile per le attività svolte nei Paesi Bassi

Poi in Italia si parla di “Tassazione delle rendite”, a cui dedicheremo un articolo in futuro, ma si tollera che esistano dei veri e propri paradisi all’interno della UE, il tutto regolato da un patto bilaterale estremamente vantaggioso per le società che delocalizzano la direzione.

Però il paradiso fiscale è solo l’isoletta caraibica…

 


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