Attualità
Gli industriali tedeschi temono la deindustrializzazione selvaggia
In germania, come riporta FT, sta tirando una cattiva aria per gli imprenditori.
Gunnar Groebler, AD della acciaieria Salzgitter, che due anni fa è entrato a far parte del secondo produttore tedesco di acciaio, ha dichiarato al Financial Times che se i produttori di materiali necessari all’industria, come l’acciaio o i prodotti chimici, dovessero lasciare la regione a causa degli alti costi dell’energia, “si correrebbe il rischio di perdere l’intera catena del valore” della produzione. Questo significherebbe una deindustrializzazione rapida della Germania, come è accaduto all’Italia.
I suoi commenti arrivano mentre il 32% delle aziende industriali intervistate ad agosto ha dichiarato alla Camera di Commercio e dell’Industria tedesca (DIHK) di preferire gli investimenti all’estero rispetto all’espansione interna – il doppio rispetto al 16% individuato nell’indagine dell’anno precedente – tra le preoccupazioni per un futuro senza il gas russo a basso costo.
“Se dovessi seguire questo esempio, allora deindustrializzeremo il Paese”, ha dichiarato Groebler, aggiungendo che “da un punto di vista sociale, penso che anche noi come industria abbiamo una responsabilità”.
Le osservazioni giungono in un mese difficile per l’industria tedesca, in quanto diversi grandi progetti legati al clima, come gli investimenti in infrastrutture ferroviarie attesi da tempo, sono stati messi in dubbio dopo che il governo ha congelato i pagamenti di un fondo per il clima e la trasformazione energetica. Il congelamento ha fatto seguito a una decisione della Corte Suprema tedesca, secondo cui i 60 miliardi di euro stanziati per il fondo, progettato per aiutare la decarbonizzazione dell’industria, erano illegali.
Groebler ha confermato che 1 miliardo di euro di sovvenzioni promesse dalle autorità locali per aiutare Salzgitter a costruire impianti in grado di funzionare sia a gas che a idrogeno più pulito sono state assicurate, nonostante i problemi relativi al fondo per il clima. Però il problema si verrà a porre per gli investimenti successivi di questo gruppo e delle altre aziende energivore.
L’industria siderurgica tedesca sta scommettendo molto sulla futura domanda europea del cosiddetto acciaio verde, investendo miliardi di euro in una transizione che la porterà a sostituire i forni a gas con tecnologie basate sull’idrogeno pulito e sull’elettricità.
Salzgitter, che ha sede nella periferia dell’omonima città dove impiega 5.500 persone, ha puntato sul futuro dell’acciaio a ridotto contenuto di carbonio e ha promesso di non utilizzare più carbone nella sua produzione entro il 2033, quando prevede di aver ridotto la sua impronta di carbonio del 95%.
Però questa conversione verso l’accaio verde richiede investimenti enormi e i risultati sono incerti: infatti l’acciaio “Verde” potrebbe essere anche prodotto fuori dalla UE con costi minori, ad esempio dove si è investito in energia nucleare in modo intensivo. Inoltre l’economicità sui mercati internazionali, extra europei, di questi investimenti è tutta da dimostrare. Semplicemente questo acciaio potrebbe essere troppo costoso, comunque,
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