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Francia: sette arresti con l’accusa di “Tentato colpo di stato”

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Diciamolo subito: le accuse sono gravissime, ma il complotto sembra un po’ esagerato. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Parisien, un avvocato praticante, un ex poliziotto, un ex soldato, ex gilet gialli sono stati arrestati precauzionalmente in Francia con l’accusa di cospirazione e terrorismo.  Gli indagati, sette in tutto,  cinque uomini e due donne di età compresa tra 36 e 62 anni, sono stati presi in custodia martedì 23 marzo mattina dagli investigatori della Direzione generale della sicurezza interna (DGSI) su commissione rogatoria di i giudici antiterrorismo incaricati del fascicolo su Rémy Daillet. La loro custodia può durare fino a 96 ore, e il DGSI non è altro che il potente servizio di controspionaggio/spionaggio francese.

Rémy Daillet è un ex politico dei Moderati accusati di teorie cospirazioniste e arrestato lo scorso ottobre per aver pianificato il rovesciamento del governo francese. Aveva persino creato il sito internet  renversementdugouvernementfrancais.com, “Rovesciamento del governo francese .com”. Era un supporter estremo dell’insegnamento a casa, tanto da parlare di “restituire alle famiglie i bambini rapiti dallo stato francese”. Al momento dell’arresto viveva in Malesia con la moglie e i tre figli. Il colpo di stato che avrebbe pianificato si chiamava “Operation Azur”, e avrebbe dovuto utilizzare una sorta di organizzazione paramilitare clandestina con cellule diffuse in tutta la Francia, con l’obiettivo di abbattere le istituzioni e riportare il popolo al potere in tutta la Francia.

I sospetti posti in custodia di polizia si sono scambiati messaggi crittografati tramite internet. Le autorità inquirenti vogliono capire se hanno semplicemente espresso la loro simpatia alla causa di Daillet o se abbiano avuto qualche ruolo attivo nella vicenda. Del resto è noto che Daillet si attendeva l’uso della forza, a un certo punto: “È ovvio che bisognerà  usare la forza“, scriveva France Royale, pseudonimo di Rémy Daillet, ai suoi luogotenenti. “Finché l’avversario non può aprire il fuoco. A quel tempo, le nostre truppe d’assalto hanno la piena licenza per rispondere, l’ordine di aprire il fuoco può essere dato. »

Tra gli attivisti c’è un avvocato del foro di Parigi. I magistrati hanno dovuto chiedere l’approvazione del Presidente di Parigi per effettuare una perquisizione dei suoi studi professionali. Soprannominato “Vidular” all’interno del gruppo, questo avvocato tributario rappresentava, secondo la DGSI, “la seconda parte” del piano di Rémy Daillet. Responsabile della “parte legale” del gruppo, ha condiviso un video in cui accusava il governo di “terrorismo di Stato, genocidio e frode organizzata”. Questa accusa sarebbe stata il pretesto per l’inizio dell’azione eversiva del gruppo.

Un complotto molto particolare, diremmo amatoriale, ma che mostra come perfino l’apparentemente immobile società francese mostri dei momenti di inquietudine profondi. Comunque  appare molto improbabile che un “Esercito di sette uomini”, piuttosto raccogliticci, avrebbe potuto rovesciare il governo francese.


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