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Francia al Bivio: si può risanare il Debito senza affondare nella Recessione? Il drammatico bilancio 2026
La Francia è intrappolata in un dilemma devastante: come tagliare 40 miliardi di debito senza soffocare una crescita già debole? Mentre il governo si prepara al bilancio 2026, economisti avvertono: i risparmi forzati potrebbero spingere il Paese verso una pericolosa recessione, scatenando disordini sociali e nuove elezioni. Scopri il dramma economico che sta per colpire l’Europa.

Riuscirà la Francia a ridurre il proprio debito senza compromettere la crescita già debole? È questo il dilemma che François Bayrou deve risolvere mentre è impegnato nella preparazione del bilancio 2026. Mentre il capo del governo è ancora alla ricerca di 40 miliardi di euro di risparmi, l‘Istituto di politica macroeconomica (i-MIP) mette in guardia l’esecutivo sui rischi che questa cura dimagrante del bilancio comporta per l’economia. «Il problema quando si vuole consolidare il bilancio è che non sempre funziona. Può avere un impatto recessivo ed effetti sulle disuguaglianze che possono provocare movimenti sociali. Ciò può portare a cambiamenti elettorali“, ha avvertito Jocelyn Maillard, economista dell’i-MIP.
Crescita economica ridotta
Il problema è che i tagli alla spesa pubblica rischiano di punire la crescita. La stretta prevista nei prossimi anni potrebbe ridurre la crescita economica di 0,16 punti di PIL all’anno fino al 2029. In termini assoluti, ciò rappresenta circa 25 miliardi di euro rispetto a una situazione senza restrizioni di bilancio. Punto cieco del dibattito sul bilancio, questo rischio potrebbe tuttavia compromettere l’obiettivo dell’esecutivo di ridurre il deficit al 3% entro il 2029.
Già rivisto al ribasso più volte, il ritmo dell’attività potrebbe ancora rallentare entro la fine dell’anno. Ricordiamo che il ministero delle Finanze prevede una crescita dello 0,7% nel 2025, ma il consenso degli economisti si orienta ora verso lo 0,5%. E alcuni economisti come Bruno Cavalier (ODDO-BHF) parlano di una crescita dello 0,3% in una recente nota. Ciò complicherebbe notevolmente l’equazione di bilancio dell’esecutivo. «Il momento è globalmente recessivo. I dati sui consumi e sulle esportazioni sono negativi. Per la prima volta dall’inizio della V Repubblica, l’industria è scesa sotto il 10% del PIL nel primo trimestre“, ha dichiarato il presidente della Commissione Finanze e deputato (LFI) Eric Coquerel durante un dibattito con il deputato (LIOT) e relatore del bilancio Charles de Courson lunedì 30 giugno, come riportato da La Tribune.
L’effetto recessivo di un calo dei consumi pubblici
Come sono giunti gli economisti a tale costo? Hanno scomposto l’impatto delle restrizioni di bilancio sui consumi pubblici e sui trasferimenti sociali. Ne emerge che un calo dei consumi pubblici (-0,24 punti di PIL) avrebbe ripercussioni molto significative sulla crescita.
Al contrario, concentrare lo sforzo di bilancio sui trasferimenti comporterebbe lievi guadagni di crescita ogni anno (+0,08 punti all’anno in media). Questi risultati indicano quindi che la strategia di riferimento è costosa in termini di crescita, poiché lo sforzo di bilancio grava eccessivamente sui consumi pubblici, che fanno diminuire il PIL, a differenza dei trasferimenti almeno secondo gli economisti riportati da La Tribune. Il problema è che i trasferimenti sono le pensioni, un settore politicamente molto delicato e che nessuno vuole toccare, pena perdere le prossime elezioni.
L’effetto negativo sulla crescita della Francia dal 2025 al 2029 della prevista riduzione del deficit pubblico rischia di essere notevole, dell’ordine di 0,5 punti all’anno, un bel problema quando si parte da una crescita che è inferiore dall’uno per cento.
Il grosso problema dell’eccesso di risparmio
Perfino i risparmi dei francesi rischiano di essere un grosso problema. Dopo aver raggiunto un picco nel primo trimestre del 2025 secondo gli ultimi dati dell’Insee (18,3%), il tasso di risparmio dei francesi dovrebbe rimanere elevato, tenuto conto del contesto internazionale deteriorato e del clima di incertezza a livello nazionale.
Il problema è che il risparmio è mancato consumo e quindi il risparmio viene a ridurre la crescita economica a breve termine. Mentre il debito ha continuato a crescere nel primo trimestre, l’atrofia dei consumi rischia di persistere, contenendo quindi i consumi e la crescita economica. Per far aumentare i consumi e calare i risparmi bisognerebbe creare fiducia nei francesi, rendere il loro futuro più sicuro e roseo, ma non sembra che la politica attuale abbia questa capacità.
Quindi Parigi rimane sempre la pià grande malata d’Europa, una malattia economica, ma soprattutto la mancanza di un ruolo per lo stato in questa Europa disastrata.
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